Per non dimenticare

Il 27 gennaio 1945 fa conoscere al mondo e alla storia uno dei più profondi abissi  della civiltà, lo sterminio del popolo ebraico, dei Sinti e Rom, degli omosessuali, dei  Testimoni di Geova e l’eliminazione dei deportati militari e politici nei campi nazisti.  Quel giorno, un orrore inimmaginabile vede la luce.  

Quest’anno, la giornata internazionale dedicata alla memoria delle vittime della  “Shoah” – termine ebraico che significa “catastrofe” – ricorda, dunque, i settantasei  anni dall’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ponendo, ancora una volta,  l’accento sulla memoria di quel terribile passato.  

Oggi, per effetto di una risoluzione adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni  Unite, si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta  ad opera dell’Armata Rossa, la cui scoperta, insieme alle tragiche testimonianze dei  pochi sopravvissuti, rese palese al mondo intero l’orrore del genocidio nazista.  

Anche, l’Italia ha aderito, con la legge 211 del 20 luglio 2000, alla proposta  internazionale di ricordare in tale data le vittime del nazionalsocialismo, prevedendo  che “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento  dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (lo  sterminio del popolo ebraico) le leggi razziali etc…”.  

Questa legge prevede l’organizzazione di cerimonie, incontri ed eventi  commemorativi e di riflessione, rivolti in particolare (ma non soltanto) alle scuole e  ai più giovani. Lo scopo è quello di non dimenticare mai questo momento  drammatico del nostro passato di italiani ed europei, affinché, come dice la stessa  legge “simili eventi non possano mai più accadere”.  

Tali parole indicano chiaramente che non si tratta affatto di una “celebrazione”, ma  del dovere di ribadire quanto sia importante studiare ciò che è successo in passato.  

Ha scritto Liliana Segre: “Un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un  domani. La Memoria è un bene prezioso e doveroso da coltivare. Sta a noi farlo. A  che serve la memoria? A difendere la democrazia”.  

Si ha, dunque, il dovere di ricordare, per riconoscere pieno significato al dolore e alla  sofferenza di un popolo o dell’intera umanità, affinché mai più nessuno si debba  nascondere, o abbia a patire la fame, il freddo o le più orribili torture, unicamente 

perché professa una religione diversa o reca in sé un pensiero che non sia  uniformato a quello dominante.  

Il ricordo è necessario perché nessun essere umano, uomo, donna o bambino,  affronti di nuovo l’aberrazione dei campi di concentramento o di sterminio o subisca  la vergona della confisca dei propri beni, la povertà assoluta, la negazione di  qualunque tipo di vita dignitosa e la preclusione di qualsivoglia diritto, dall’istruzione  alla libertà di espressione.  

Nessuno deve poter imporre ad altri cosa dire e cosa pensare, dove e come vivere,  chi pregare.  

Nessuno può arrogarsi la facoltà di sottomettere l’altro, sventolando il vessillo,  sporcato col sangue, di una presunta superiorità razziale.  

Credo che si abbia il dovere di ricordare cosa è successo in passato, tornare indietro  nel tempo, per studiare i devastanti fenomeni sociali, politici e culturali di quegli  anni, per comprenderne l’origine e fare in modo che nel presente e nel futuro essi  non possano più nascere né proliferare. A questo serve la conoscenza e l’analisi del  passato.  

Epperciò, il Giorno della Memoria è da considerare come punto di partenza per  prendere coscienza di temi importanti come la presenza del male nel mondo, il  doveroso riconoscimento dei diritti umani e della libertà di pensiero e di parola.  

Il giusto senso della vita deve essere quello di migliorarsi, di studiare, di sfidare se  stessi, e il fare memoria, come oggi si farà, è e deve essere una soluzione, cioè una  presa di coscienza della Storia e della tragicità di alcuni eventi e questa  comprensione può dare un significato alla nostra esistenza, anche futura.  

Ed oggi, pure, che la ignominia di quei giorni sembra così lontana nel tempo, noi  nuove generazioni dovremmo avere la saggezza di accostare al ricordo della Shoah  l’affermazione assoluta del riconoscimento dei diritti umani, delle differenze razziali,  di sesso e di religione, combattendo ogni situazione di discriminazione che veda  l’uomo e la sua dignità oltraggiati e soccombenti in qualsiasi parte del mondo.  

La Giornata della Memoria deve essere un monito per tutti e qui, fuor di ogni  retorica, sta la sua imprescindibile importanza, per non dimenticare.  

 Candida Izzi