Quinto nodo: la Narrazione – Un filo di lana

Dal vivo è un’esperienza non sostituibile. Il virtuale è un canale di comunicazione importante e necessario, oggi. Ma la relazione è vita, e la vita passa per il corpo. E questo tempo dovrà essere memoria e narrazione.”

Corpo, anima, memoria, narrazione: queste parole dense, piene di storia e di significati; le considerazioni conclusive della riflessione sul corpo; la convinzione, sapientemente espressa da un caro amico per la quale  “solo la grande letteratura vibra ancora di sentimenti, i soli capaci di restituire alla bocca, al cuore, al consumo immediato e vorace, il progetto, il sogno, l’attesa, a sostenere il dolore che tormenta ogni esistenza, scommettendo nell’anima, come sosteneva Pascal: la sola grande illusione capace, insieme all’amore, di colorare di felicità la speranza nel futuro. Tutte le grandi utopie della Storia sono nate da questa fede, dalla speranza che tutto quanto si agita nel corpo umano rivela nel profondo la sua aspirazione alla bellezza, all’amore, alla giustizia, all’eternità. Allora, il corpo è anima.” Tutto questo mi ha spinto alla ricerca di incontri dal vivo. Per comprendere meglio la dimensione della narrazione come costitutiva della relazione umana, ho voluto mettermi in ascolto di alcune delle persone che sono quotidianamente a contatto con storie e racconti: i librai. Distanza e mascherine hanno reso più dolce la voce e più brillanti gli occhi dei miei interlocutori che, gentili e sorridenti – il sorriso vero non ha bisogno della bocca – mi hanno accolto tra i loro scaffali pieni di silenzio e vita, e mi hanno raccontato di sé stessi e delle mille storie che, forse, solo un libraio conosce. – un libraio, una nonna e… un artista o un folle.

E’ stato Kairòs: tempo lento e pieno di luce.

Emanuela – Nuova Libreria – mi ha raccontato, piena di entusiasmo, di come sia possibile “tagliare in due” il cuore dei bambini quando viene aperta la valigia delle storie. Ascoltando una storia, raccontata con voce e corpo, si apre il cuore di chi ascolta: spesso anche gli adulti restano rapiti e ipnotizzati dalla voce di chi legge. Si crea una magia che è una chiave per una nuova porta sul mondo e su sé stessi. Raccontare storie è creare legami.

Ezio – Universal – ha sottolineato il potere del libro di liberare la fantasia e l’immaginazione. Relazione è raccontarsi: una storia è come il migliore amico, una preziosa possibilità, sia per gli adulti che per i ragazzi, di ascoltarsi, di conoscersi e di trovare soluzioni ai problemi, risposte personali alle questioni della vita. E attraverso questa rinnovata capacità di ascolto è possibile costruire comunità e non semplicemente gruppi, e sperare di superare la logica individualista così diffusa oggi.

Stefano – Libreria (di via Cavour) – mi ha confidato che, aprendo la sua libreria, ha realizzato il suo sogno da ragazzo, sogno rimasto chiuso nel cassetto per tutto il tempo in cui si è dedicato esclusivamente alla professione di attore e regista. Come nel teatro, anche in un libro e in genere nelle storie che si ascoltano, ci si può perdere, e solo perdendosi ci si può ritrovare in modo nuovo. E, come nel teatro, l’esperienza di ascolto e di lettura viene facilitata quando ci si mette in gioco con il corpo e le emozioni, stimolando la curiosità e l’attenzione attraverso attività condivise.

Luana – Mondadori – mi ha raccontato di avere avuto la fortuna di fare il lavoro che più desiderava: sin da piccola crede nel potere delle storie che ci consentono di accumulare indirettamente esperienze diverse. Narrare, dice Luana, serve a conoscere il mondo e a presentarci ad esso. Leggere e creare storie è, in definitiva, quel che ci rende umani. Quel che ci definisce e attraverso cui ci definiamo.

Chiara – Pensieri belli – mi ha fatto immaginare paesi lontani, raccontandomi dei molti turisti che, soprattutto in estate, entrano in libreria. La libraia, ha detto illuminandosi, viene spesso considerata come una farmacista per l’anima: le persone aprono il cuore a chi conosce molte storie ed è capace di ascolto e silenzio. Tutti hanno bisogno di storie, non solo i bambini. A volte anche una frase o una parola è una storia perché è piena di senso e può aprire varchi impensati. Una storia ha il potere di mutare lo sguardo che diventa più profondo, più serio perché è lo specchio dell’attivazione di un processo di cambiamento, che è originale e diverso in ciascuno. Ho raccontato. Ho ascoltato. Abbiamo tagliato il cuore, aperto le orecchie, colorato lo sguardo. Non siamo gli stessi. E siamo più profondamente noi. Lo psicologo Daniel Taylor in Le storie ci prendono per mano. L’arte della narrazione per curare la psiche, sostiene che ognuno di noi è il prodotto delle storie che ha ascoltato e vissuto e in questo consiste la nostra unicità e originalità da un lato e la nostra comune appartenenza alla famiglia umana dall’altro. La narrazione, dunque, si configura, come una dimensione essenziale della relazione e della socialità e nello stesso tempo è uno strumento polivalente che si erge come un ponte tra passato e futuro, che arricchisce l’anima modificando il corpo, che consente di conoscere gli altri, il mondo, noi stessi e, in tal modo, di dare forma ai nostri sogni, esattamente com’è scritto nella biblioteca della nostra scuola: “Books have the power to capture dreams”.

Il pensiero scientifico vuole spiegare, dare forma e chiarezza. Ma anche le leggi della Scienza hanno bisogno del pensiero narrativo, del coraggio del possibile, delle ali del pensiero controfattuale per immaginare nuove strade, soluzioni di speranza. Forse, senza il sogno, Galileo non avrebbe mai puntato la sua lente verso il Sole. Saremmo stati sempre al centro dell’Universo, ma ci saremmo persi la bellezza dell’infinito. “Books have the power to capture dreams”

di Patrizia Ciccarella