La solitudine dell’essere sempre connessi

Il tema della solitudine in una società come quella odierna torna ad essere molto dibattuto. Grazie ai moderni mezzi di comunicazione siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli.

In quanto cittadini del ventunesimo secolo abbiamo assistito ad una straordinaria digitalizzazione. L’avvento della tecnologia ha sicuramente trasformato in maniera radicale le nostre vite e i nostri giorni. Il progresso è riuscito ad azzerare le distanze facendo sembrare il mondo un posto davvero piccolo: chiunque, grazie ai computer e agli smartphone, ha la possibilità di comunicare con qualunque persona in qualsiasi luogo. Tutto ciò appare sicuramente benefico per lo sviluppo della nostra società e i risvolti positivi dell’evoluzione delle tecnologie sono innegabili. Tuttavia bisogna ammettere che il subentrare di nuovi mezzi di comunicazione nelle nostre vite ci ha alienati rendendoci “assenti” dalla realtà.

Abbiamo perso l’esigenza di rimanere soli con noi stessi poiché siamo già oppressi dalla solitudine di una socialità illusoria. Siamo diventati vittime di una solitudine priva di ogni riflessione, una pura sensazione di vuoto che ci attanaglia l’anima e ci soffoca senza renderci consapevoli di quel che ci succede.

Eppure noi necessitiamo della solitudine, perché lo stare soli ci aiuta a conoscere la nostra essenza, ci facilita nelle decisioni, riempie gli attimi della nostra vita di una misteriosa vitalità. Abbiamo fame di quella solitudine che ci spinge ad essere cultori della riflessione, persone migliori.

Uno splendido esempio del fascino dello stare da soli ci viene fornito da Fabrizio De Andre, il quale ci parla della solitudine come di un qualcosa che può portare a forme straordinarie di libertà . “Io sono uno che sceglie la solitudine, che come artista si fa carico di interpretare il disagio rendendolo qualcosa di utile e di bello. È il mio mestiere.”

La solitudine è una condizione che apparentemente può apparire cupa e vuota ma che in realtà nasconde un principio di verità profonda. Potrebbe sembrare paradossale ma ci si sente meno soli quando viviamo con noi stessi, quando siamo in grado di dialogare con il nostro “io” .

di Giuseppe Di Lella