La cerniera lampo

In rapidissima crescita, il mercato globale delle cerniere-lampo (dette anche zip) vale oggi circa 11 miliardi di euro e si stima possa raggiungere i 20 miliardi nel 2024. L’aumento previsto non sarà il risultato di nuovi utilizzi, quanto dell’aumento della richiesta di vestiario economico di tipo occidentale da parte delle economie emergenti. Ma anche se il consumo di cerniere-lampo è globale, le industrie che le producono non lo sono affatto. Infatti il 40% della produzione è controllata da una sola compagnia, la giapponese YKK che fabbrica ogni anno più zip di quante persone vivono sul pianeta. La YKK ha stabilimenti in 73 paesi e la maggior parte della produzione avviene oggi in Cina.

Nonostante la comodità e la versatilità della chiusura-lampo, la sua diffusione fu piuttosto lenta. Inventata a Chicago negli ultimi anni dell’Ottocento, la zip iniziò ad essere usata solo dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, quando l’aviazione statunitense la utilizzò per le giacche dei suoi piloti. La chiusura-lampo si diffuse lentamente anche a causa del suo alto costo in confronto a quello dei bottoni. Nel 1930 Elsa Schiaparelli fu la prima stilista a presentare una collezione di moda con chiusure-lampo in evidenza. Wallis Simpson, amante e poi moglie del re Edoardo VIII, ne divenne una fan. Il successo fu immediato: nel 1940 un sondaggio all’Università di Princeton determinò che l’85% degli studenti indossava pantaloni con la cerniera-lampo. Dopo la guerra, la zip ha assunto di volta in volta anche significati di ribellione -si pensi alla giacca di pelle di Marlon Brando ne Il selvaggio– oppure di carattere sessuale, come per esempio nella copertina dell’album Sticky Fingers dei Rolling Stones.

Malgrado il successo e la sua diffusione globale, la chiusura-lampo non ha subito alcuna sostanziale evoluzione tecnica: il suo design è sostanzialmente lo stesso e sono state introdotti solo alcuni miglioramenti minori. La sua funzione è immutata ma alcune nuove applicazioni sono all’orizzonte. In medicina, per esempio, si sta sperimentando da tempo l’utilizzo di una zip che sostituisca i punti di sutura in quelle operazioni dove sia necessario poter accedere nuovamente alle parti precedentemente operate.

Ottavia Cavazza – III H