Storie e dicerie nelle leggende metropolitane

Le leggende metropolitane hanno sempre fatto parte della nostra esistenza. Storie e dicerie, apparentemente assurde o per lo meno curiose, che da sempre ci accompagnano.

Negli anni ‘80 i bambini italiani non potevano andare a giocare liberamente nei parchi pubblici, perché qualche sadico poteva aver sistemato accuratamente delle lamette sugli scivoli per ferirli. Ci sono vipere catapultate dagli aeroplani, alligatori liberati nelle fogne, pantere nelle campagne, autostoppisti assassini. Non è possibile neanche bere una lattina di coca-cola senza imbattersi nella credenza popolare delle sue capacità corrosive che potrebbero distruggere lo stomaco. La diffusione e la potenza comunicativa delle leggende metropolitane riescono a plasmare e modificare i nostri comportamenti e le nostre opinioni.

Fu negli anni ‘80 che in Italia si ravvisò un’ esplosione di questo fenomeno, in relazione soprattutto alla crescita del consumismo di massa.

Le origini del termine

 Nell’ambito del folklore troviamo moduli espressivi di comunicazione come le fiabe, i miti, le ballate. Accanto a questi elementi, nel mondo moderno sono comparse nuove forme di tradizione orale, come la voce, la diceria, il pettegolezzo.

Il primo autore ad affrontare il tema del rumor, analizzato come fenomeno sociale, fu lo psicologo William Stern, in uno scritto del 1902. Uno dei suoi studenti, Gordon Allport, continuò la sua opera di ricerca. Allport, insieme al collega Leo Postman, nel 1943 scrisse uno dei capisaldi sullo studio della diceria: “Psychology of rumor”. A suo modo era un libro rivoluzionario, in cui venivano presi in considerazione ed affrontati in modo scientifico dei concetti e degli elementi mai trattati prima.

È questa la base da cui si è sempre più portato alla ribalta un fenomeno affrontato con entusiasmo da antropologi, psicologi, sociologi. Il fenomeno dei miti contemporanei, quelli che lo studioso di folklore Jan Harold Brunvand definirà, nel suo libro del 1981, “urban legends” (tradotto come “leggende metropolitane” o “leggende urbane”).

Brunvand le definì come dei “racconti riconducibili alla sottoclasse delle narrazioni popolari, leggende che – a differenza delle fiabe – possono essere credute o sono credibili e che – a differenza dei miti – sono ambientate in un passato recente ed hanno come protagonisti esseri umani normali anziché antichi dei o semidei. Le leggende sono storia popolare, o quasi”.

Il concetto di “leggenda metropolitana”, dalla prima volta in cui è comparso, è stato poi ripreso ed elaborato, generando termini simili, come “leggenda contemporanea”, “miti urbani”.

In ambito accademico è attiva dai primi anni ’80 l’International Society for Contemporary Legend Research (ISCLR), formata da diversi professori e ricercatori universitari in larga parte inglesi e americani. La Società si occupa di organizzare dei congressi annuali nel corso dei quali ricercatori di tutto il mondo, appartenenti a svariate discipline, possono esporre e confrontare i risultati delle loro ricerche sull’argomento. Tutti i resoconti di ogni incontro vengono pubblicati nella serie “Perspectives on Contemporary Legend” , a simboleggiare come il fascino di queste storie non sia assolutamente scemato.

 

di Giuseppe Colameo