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Fiumi di plastica: un problema che mette a rischio la salute del mondo

Di Beatrice Saporosi

Ancora una volta il tema dell’inquinamento, nonostante l’anno nuovo sia appena iniziato, torna ad essere presente su giornali e social media. Questa volta a fare scalpore sono state le immagini di un fiume della Bosnia, completamente inquinato da un vero e proprio tappeto di rifiuti.

Il fume Drina, che funge da confine naturale tra Serbia e Bosnia ed Erzegovina, una volta caratterizzato da acque cristalline, si è ora trasformato in una discarica a cielo aperto. Le discariche (illegali) che sorgono sulle sponde del corso d’acqua scaricano infatti tonnellate di rifiuti ogni anno. Proprio per ovviare a questo problema è stata costruita una diga antinquinamento in grado di bloccare la dispersione e l’arrivo di bottiglie di plastica, barili, assi di legno e molto altro, alla vicina centrale idroelettrica nei pressi della cittadina di Visegrad.

Ma questa volta non si è potuto evitare il peggio: a causa della rottura della barriera che li tratteneva, circa quattro mila metri cubi di rifiuti hanno invaso la diga della centrale, rischiando di bloccare le normali operazioni. Anche se l’accaduto, raccontato da immagini impressionanti che mostrano l’enorme isola di rifiuti ha fatto il giro del mondo, già da molti anni il Drina e il suo ecosistema si trovano in grande pericolo.

Il problema dell’inquinamento dei fiumi, e di conseguenza di quello dei mari, è un grave e reale problema che affligge tutto il pianeta. Secondo uno studio scientifico del 2017, i corsi d’acqua riversano negli oceani circa 2,41 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno.

Il 90% di essi proviene da soli dieci fiumi, considerati i più inquinati (e quindi anche i più inquinanti), tra cui lo Yangtze, il fiume Giallo, il Gange, il Brantas e il Solo in Asia, il Rio delle Amazzoni in America, il Cross in Africa e il Danubio e il Reno in Europa.

I rifiuti costituiscono un enorme danno dal punto di vista ambientale e sono causa di morte per moltissime specie animali: i frammenti plastici vengono spesso ingeriti da pesci, crostacei, tartarughe, uccelli marini, che li scambiano per cibo, e di conseguenza spesso subiscono lesioni agli organi interni ed intossicazioni; e non finisce qui, perché anche la salute dei predatori più grandi e dell’uomo stesso viene messa in serio pericolo.

È necessario quindi agire al più presto, perché si possa almeno cercare di minimizzare i danni, gran parte dei quali diventeranno evidenti (più di quanto non lo siano già) tra pochi anni, e di preservare la salute del mondo intero.