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La condizione femminile tra innegabili progressi e insuperati problemi

La donna, come afferma Rita Levi Montalcini, ha sempre dovuto subire il predomino sia sociale che privato dell’uomo, questo perché da sempre l’uomo è stato considerato superiore alla donna, ed è sempre stato giustificato per i suoi atteggiamenti dalla società e spesso anche dalla chiesa.

Lo stereotipo della donna come elemento marginale della società appartiene alla cultura di ogni tempo ed è ad esempio visibile in un’opera del 1350, il “Decameron” di Giovanni Boccaccio.  Egli nel proemio dell’opera si schiera, infatti, a favore delle donne, affermando che l’uomo, a causa della propria condizione sociale, in caso di pene d’amore ha la possibilità di uscire e svagarsi, mentre la donna, costretta a rimanere in casa a causa delle regole della società, non ne ha la possibilità, facendo evincere quindi che per la società dell’epoca la donna è solo colei che procrea, bada alla prole e gestisce la casa. Tutto ciò ha generato nell’uomo un senso di potere che gli ha dato e gli dà tuttora il diritto di sottomettere la donna picchiandola e incutendole timore, il diritto spesso di toglierle la dignità.

 Nonostante ciò però ci sono molte donne che non denunciano le violenze, poiché sperano che l’uomo di cui sono innamorate ritorni ad amarle e a smettere di torturarle, anche se nella maggior parte dei casi questo non succede e l’attesa porta spesso alla morte.

Ogni giorno in tutto il mondo migliaia di donne vengono ferite sia fisicamente che psicologicamente e verbalmente; basta scorrere Instagram o leggere le notizie del giorno per rendersi conto di come il tasso di femminicidi sia sempre più alto, eppure se ne parla poco e molte volte queste notizie vengono accantonate per far spazio a notizie più importanti, perché sentir parlare di femminicidi è ormai considerato “normale”, anche se di normale c’è ben poco.

Rifacendoci alla posizione della donna nella società, essa è stata sempre stereotipata e discriminata, basti pensare a quanto le donne abbiano dovuto lottare per il diritto di voto (ad esempio le suffragette), per avere la parità dei diritti, per avere lo stesso stipendio dell’uomo e per essere riconosciute al pari di esso ad esempio in ambito scientifico. La stessa Montalcini è stata una scienziata, vincitrice di un premio Nobel per la medicina, eppure è stata sempre criticata sia per la sua professione sia perché lei abbia preferito non avere figli.

Eppure la donna è la colonna portante della società perché si dedica alla suo lavoro, passando oltre alle discriminazioni e lottando contro di esse, costretta a lavorare il doppio dell’uomo per avere probabilmente la metà del suo stipendio e pur sapendo che ancora oggi molti datori di lavoro preferiscono assumere un uomo piuttosto che una donna, poiché c’è la possibilità che la donna rimanga incinta e debba assentarsi. Ma nel frattempo, la donna riesce anche a badare alla famiglia e ai figli. Oggi, pur essendoci evoluti, la parità di genere non è al 100 percento affermata anzi sono ancora molti i luoghi in cui le donne vengono discriminate o sottomesse.

Dal 1999, ogni anno il 25 novembre si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha scelto questa data in memoria delle tre sorelle Mirabal: Patria, Minerva e Maria Teresa, soprannominate “Las mariposas”. Le tre ragazze si opposero al regime del dittatore Trujillo e “Mariposas” era il nome di battaglia che avevano scelto all’interno del movimento insurrezionale “14 de Junio”, fondato da Minerva e suo marito. Tutti i membri del gruppo vennero arrestati e condannati; ad agosto il dittatore fece liberare le donne, mentre i mariti vennero trasferiti nella fortezza di Puerto Plata, dove le donne andavano a trovarli ogni venerdì.

Il 25 novembre, proprio mentre tornavano da una di queste visite, l’auto venne fermata da alcuni uomini di Trujillo: le tre sorelle e l’autista vennero uccisi a bastonate, i quattro cadaveri furono caricati sull’auto ed essa venne spinta giù per un dirupo, in modo simulare un incidente stradale. Sei mesi dopo, il 30 maggio 1961, Trujillo venne assassinato e, poco dopo, venne fuori la verità sulla morte delle sorelle Mirabal.

Il 25 novembre però, non serve solo per ricordare tutte le povere vittime ma anche, e soprattutto, per sensibilizzare la gente. Il Ruiz, ad esempio, fa molto per la sensibilizzazione dei ragazzi, un esempio è la panchina rossa dedicata  a tutte le donne morte a causa della violenza, ma anche tutti gli incontri a cui i ragazzi partecipano e le testimonianze che ascoltano.

Durante l’assemblea di istituto del 26 novembre di quest’anno è stato raccontato un episodio di violenza a dir poco raccapricciante accaduto circa 5 anni fa nel siracusano: l’omicidio di Eligia Ardita e di Giulia, la figlia che la donna portava in grembo, da parte del marito Christian Leonardi. La relazione dei due a causa dei molti problemi economici era diventata particolarmente tossica, in quanto la donna subiva già da tempo violenza fisica e verbale, fino al giorno in cui Eligia viene soffocata nel suo stesso vomito dal marito che gli tappa la bocca. L’uomo ha pulito ogni traccia, perfino la bocca della donna, in cui sono state trovate tracce di sapone, ha adagiato la donna sul letto e ha chiamato i soccorsi. La donna è stata dichiarata morta per arresto cardiaco, i medici hanno cercato di salvare la figlia che però aveva già perso la vita. L’uomo allora sporge denuncia contro ai medici del 118 per procurato aborto e lesioni alla donna e propone alla famiglia di far cremare il corpo. La famiglia di Eligia,  invece aveva dei sospetti ha aperto un’inchiesta contro l’uomo , ha cercato per anni giustizia fino a quando, nel 2018, Christian Leonardi è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di omicidio.

Tuttavia durante l’assemblea è stato chiarito il fatto di come non siano però solo le donne ad essere vittime di violenza ma, spesso, siano esse ad esercitarla contro gli uomini; sono stati molti, infatti, gli episodi di violenza sugli uomini da parte delle donne. Questo perché, per quanto si cerchi di ottenere la parità dei diritti, molte volte questa concezione sfocia in un femminismo in cui la donna non si vuole porre al pari dell’uomo ma considerarsi superiore.

In conclusione la cosa fondamentale è denunciare, non sperare in un cambiamento, non giustificare ogni azione pur sapendo che sia sbagliata: bisogna sempre chiedere aiuto. Allo stesso modo è importante informarsi perché al giorno d’oggi, soprattutto grazie alla tecnologia e ai social network, sono state inventate tecniche per dichiarare indirettamente di essere vittime di violenza domestica, ad esempio attraverso una combinazione di segnali con le dita; in questo periodo d’emergenza, chiedendo in farmacia una mascherina con un nome ben preciso che dovrebbe far capire ai farmacisti di aver bisogno di aiuto; sono stati creati i numeri di emergenza e i numeri per il sostegno delle persone vittime di violenza. In Italia c’è molta disinformazione riguardo questo argomento, invece bisognerebbe sia informarsi preventivamente ma anche reagire di fronte alle ingiustizie anche perché, se un giorno qualcuno si trovasse davanti una vittima di violenza, essendo informato potrebbe davvero salvarle la vita.

Benedetta Di Grande 3AL