Sesto nodo: L’ascolto – Un filo di lana

L’aria profuma di sale e di sole. Cielo e mare.

Tutto è perfetto: ogni cosa al suo posto. Tutto è immobile, tranne qualche passante con il viso coperto, una giovane donna che gioca col suo cane. E la voce del mare. Quante volte mi sono trovata immersa in questa meraviglia, eppure è sempre un’emozione nuova: lentamente affiora un sentimento antico che sale dal profondo di me stessa, se so ascoltare.

Lo sciabordio delle onde, pendolo vivo di questa quiete del tardo mattino, è la voce del mare: le onde avanzano e indietreggiano, si espongono e si ritirano, vanno e vengono, e cantano l’anima marina di Nietzsche. Anima aperta, nomade, straniera che è principio di conoscenza ed espansione, alla quale si contrappone l’anima chiusa, statica, claustrale, principio di identità e di autoconservazione. Entrambe ci abitano, entrambe ci definiscono in un equilibrio dinamico che quando si rompe, come suggerisce Massimo Recalcati, può condurre a derive infelici sia sul piano individuale che collettivo.

Il movimento che esprime la vita del mare è un movimento doppio e contrapposto che a ben guardare, rimanda a tutto ciò che siamo e a tutto ciò che ci circonda.

La preziosa lezione degli antichi, prima attraverso il mito, quindi con la filosofia dei Presocratici, sin dal suo originario intreccio con la sapienza orientale, ci insegna che il divenire universale si svolge attraverso un fondamentale gioco di contrapposizioni.

Già con il poeta Esiodo (VII sec a. C.) la Terra formata e delimitata si genera a partire dal Caos, il vuoto cosmico, informe ed illimitato. Molteplici le figure dell’opposizione in Omero, quali ad esempio, Ulisse e Nausica: uomo del viaggio e della sete di conoscenza lui, donna dell’accoglienza lei. In Eraclito, polemos, la guerra tra gli opposti è il modo essenziale del logos, principio di tutte le cose. La contrapposizione come categoria logica, ontologica e gnoseologica trova una delle sue principali espressioni nella nascita della filosofia moderna con il “Cogito, ergo sum” di Cartesio – Res cogitans da una parte e Res Extensa dall’altra, pensiero ed estensione, anima e corpo, sostanze apparentemente inconciliabili- cui fa eco “Respiro, dunque sono” proposto da Recalcati: anche il respiro è un movimento doppio, inspirazione ed espirazione, dentro e fuori.

Conosciamo il giorno dalla notte e la notte dal giorno, il riposo dalla fatica, il bianco dal nero, la salute dalla malattia, la vita dalla morte. Conosciamo l’altro dalle esperienze condivise e dal dialogo, dalle sue narrazioni. Molto spesso, però, a proposito del dialogo ci concentriamo su ciò che viene detto o espresso, e non sulla fase di ascolto e di accoglienza del messaggio; ci focalizziamo sulla parola e molto poco sul silenzio, che accoglie la parola e l’altro.

Che cos’è il silenzio?

Il silenzio è il principio del dialogo, come l’anima è forma del corpo. E’ necessario il silenzio per ascoltare se stessi, gli altri, il mondo. L’ascolto dell’altro è il limite della volontà di affermazione del proprio punto di vista, delle proprie ragioni, delle proprie visioni e contiene l’autentica opportunità di crescita offerta dalla relazione.

Saper ascoltare è essenziale per costruire il dialogo. Senza dialogo non c’è conoscenza, non c’è costruzione di sapere, né edificazione di comunità umane. L’ascolto autentico ha a che fare con la capacità e la volontà di aprirsi al mondo, agli altri, a sé stessi, scegliendo gli stimoli rilevanti ai quali dare senso e direzione per la realizzazione di obiettivi personali e comuni.

Solo l’ascolto autentico è generativo di dialogo e, perciò, di vita. E’ molto diverso rispetto agli sguardi frettolosi e non curanti, diverso rispetto ai convenevoli, al pettegolezzo, alle maldicenze e alla vuote chiacchiere narcisistiche e antisociali che troppo spesso caratterizzano il nostro parlare sui cosiddetti “social” o peggio le aule dei nostri palazzi di Governo.

Dalla guerra conosciamo la pace. Nel 1948, dopo le atrocità delle bombe, degli eserciti e dei carri armati, John Cage compose 4.33, il pezzo silenzioso che, nelle intenzioni del compositore, voleva regalare un po’ di pace. Il silenzio non è il nulla. E’, al contrario, la voce del mondo. A noi il compito e il privilegio di ascoltare.

di Patrizia Ciccarella