Antonella, morta a 10 anni dopo una challenge su TikTok

In questi giorni si è tornato di nuovo a parlare di Tik-Tok in modo negativo, dopo Trump che, addirittura, lo aveva bandito dagli U.S.A. e dopo gli attivisti di “Anonimus” che lo segnalavano come pericoloso perché sembra sia uno strumento usato per spiare i dati  delle persone, che poi sarebbero utilizzati a scopi politici dal governo cinese. Da qualche settimana su questa piattaforma sta girando una “challenge”: la ‘’Blackout Challenge’’ che chiede, a coloro che accettano la sfida, di stringersi una corda intorno al collo e poi postare il video per dimostrare quanto si è in grado di resistere allo strangolamento. Secondo alcuni dati, il 20% dei partecipanti afferma di aver messo in pericolo la propria vita ma fortunatamente la sfida è andata a ‘’buon fine’’, al contrario di quello che è accaduto ad una bambina di dieci anni, morta dopo aver partecipato al “gioco” la sera dello scorso 20 gennaio. Antonella, così si chiamava la malcapitata bambina, fragile per la sua tenera età, è rimasta vittima della cattiveria di qualche individuo che si “diverte” sfidando le persone a farsi del male e magari egli stesso avrà postato un video dove lancia la sfida, stringendosi il collo in un autostrangolamento.

Il padre di Antonella ha raccontato di aver dato lui stesso la cintura alla figlia che gliela aveva chiesta, senza mai pensare che potesse utilizzarla per stringersela al collo, e con la quale, dopo essersi ritirata in bagno per fare una doccia, ha partecipato all’assurdo “gioco”. Antonella è stata soccorsa e portata in ospedale, dove, purtroppo, non ce l’ha fatta a sopravvivere. I genitori, sconvolti dall’accaduto, hanno deciso di donare gli organi.

Tik-Tok ora è sotto accusa per aver permesso ad una bambina di dieci anni di avere un account.

Certamente i gestori dei social network dovrebbero essere più attenti a cosa accade sulle loro piattaforme e mai dovrebbero consentirne l’utilizzo per queste challenge e per qualsiasi altro uso negativo. Eppure, non è la prima volta che qualcuno perde la vita in seguito alla partecipazione ad una di queste sfide, ma se n’è parlato sempre troppo poco  sia con chi è solito utilizzare i social sia con chi ne ignora l’esistenza. Bisognerebbe anche interrogarsi sul perché di queste sfide estreme: in un momento così delicato come quello che tutto il mondo sta vivendo, a causa della pandemia, probabilmente molti ragazzi accettano queste sfide per noia, senza badare al fatto che non vinceranno mai nulla, né soldi né fama né tantomeno vinceranno la noia, e senza essere sfiorati dal pensiero che di sicuro potrebbero perdere qualcosa di veramente prezioso: la VITA.

 

Capo Emilia, IV D