Intervista al professor Gianni Oliva

Il 26 gennaio si è tenuta la conferenza “Dante e le scienze”. Per l’occasione abbiamo intervistato Gianni Oliva, professore Ordinario di Letteratura Italiana dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara e Presidente del Centro Europeo di Studi Rossettiani.

Lei è il direttore del Centro Europeo di Studi Rossettiani. In cosa consiste il centro e, soprattutto, da cosa è scaturita l’idea di fondare un centro studi proprio nella città di Vasto?

Gabriele Rossetti era nato a Vasto, ha partecipato ai “Moti del ’21” dando così il via al Risorgimento Italiano, fino ad arrivare all’Unità d’Italia nel 1861. Rossetti è stato un padre della patria e a dirlo è anche Carducci, quando pubblica il primo volume dedicato alle poesie di Rossetti nel 1861. Il Centro Rossetti è nato per tutelare il patrimonio culturale, riferito non solo a Rossetti ma anche alla sua famiglia, a suo figlio Dante Gabriel (fondatore del preraffaellismo), a sua figlia Cristina (illustre poetessa dell’ ‘800). Vasto era in qualche modo il fulcro di questo grande movimento. L’idea nacque molti anni fa, già nel 1982, concretizzandosi solo recentemente. Questo è un progetto che funge da biglietto da visita per la conoscenza di Vasto nel mondo. Sono stato uno degli organizzatori del convegno tenutosi nell’ottantadue, dopo aver portato avanti l’idea della nascita di un simile centro. Solo la penultima amministrazione credette nella nostra proposta, la accolse e ci permise di realizzarla.

DANTE E ROSSETTI

C’è un collegamento tra Dante e Gabriele Rossetti? Perché è importante ricordarli entrambi durante quest’anno dedicato a Dante?

È importante ricordarlo perché Rossetti è stato uno dei maggiori studiosi di Dante. Si accosta a Dante perché in lui vedeva un’affinità: così come Dante era stato allontanato dalla sua Firenze, anche Rossetti era stato esiliato. È proprio l’esilio ad accomunarli.

Questa identificazione con Dante, poeta della Commedia, fece sì che Rossetti si dedicasse a Dante, anche se la sua interpretazione della Commedia è prettamente allegorica e differente dalla visione odierna. Infatti, fu il primo a ritenere l’opera farraginosa e intrisa di segreti.

Rossetti porta avanti gli studi danteschi, diffondendo l’idea di Dante prima di tutto nella sua famiglia: suo figlio, chiamato proprio Dante Gabriel, nei suoi dipinti raffigura scene della vita di Alighieri; una delle figlie, Maria Francesca, scrive un libro importantissimo dal titolo “The Shadow of Dante” che diffonde Dante in Inghilterra. Il centro Rossetti conserva il manoscritto del commento al Purgatorio di Rossetti, richiesto dall’Accademia dei Licei, in occasione della mostra dei manoscritti danteschi in tutta Italia.

Per quale motivo Gabriele Rossetti non tornò più in Italia? Fu una sua libera scelta o condizioni esterne gli impedirono il ritorno?

No che non è stata una sua scelta, lui sarebbe tornato anche a piedi!

Su di lui gravava la condanna a morte e le circostanze politiche non gli permisero mai il ritorno, anche se con il papato di Pio IX sembrava che le morse si stessero allentando e che lui avrebbe potuto tornare indietro. Ormai, però, si era stabilito lì, si era sposato, aveva avuto quattro figli, era radicato nell’ambiente anglosassone, anche se per amor di patria voleva ritornare. Poi accadde che alla frontiera fermarono un suo amico con in mano un suo libro e fu arrestato. Questo ci fa capire che se lui fosse tornato lo avrebbero decapitato o fucilato, aveva unna condanna a morte dovuta alla sua partecipazioni ai moti rivoluzionari, essendo stato uno dei principali membri della carboneria napoletana e sostanzialmente un uomo politico. Dovette fuggire da Napoli in maniera rocambolesca: fu aiutato da un ammiraglio inglese che possedeva una nave nel golfo di Napoli e lo fece travestire da ufficiale inglese. Essendo la nave un terreno neutro si salvò e iniziò la sua peregrinazione. Andò a Malta, dove trascorse alcuni anni, poi in Inghilterra, dove rimase.

DANTE E L’ATTUALITÀ

Che valore ha oggi Dante? Qual è secondo lei il motivo per cui la Commedia continua a conquistare gli animi di lettori e scrittori contemporanei? Come ci si può avvicinare allo studio di un autore così complesso?

Fondamentalmente è importante la ricorrenza della morte di Dante e non l’attualità. Molti giornalisti e scrittori citano Dante, tuttavia l’interesse viene giustificato dalla superficialità di ciò che si dice, Dante è un poeta complesso, questo non vuol dire che bisogna lasciarlo perdere ma bisogna accostarsi a lui con pazienza e attitudine all’ascolto. È complicato inserirlo nella nostra attualità, essendo lui un uomo medioevale che assorbe in sé tutta la cultura del periodo. La sua opera è un classico e come tutti i classici contiene i riflessi del comportamento umano, stessa cosa la fanno Omero e Shakespeare.

Importante è il messaggio teologico e spirituale di Dante, che sembra lontano dalla nostra cultura e dalla nostra civiltà che è prevalentemente laica, basata sulla crescita economica e sull’utile. Invece, per Dante, la crescita non è ‘la gente nova e i subito guadagni’ ma una crescita interiore, l’uscita dal caos e dal traviamento interiore.

Dante scrive: mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Con questi versi lui intende uno smarrimento interiore e non uno smarrimento inteso come stato in luogo. La Divina Commedia è un messaggio per la renovatio rerum, venne scritta nel 1300, anno del giubileo, anno visto come un nuovo inizio e in cui tutto viene perdonato. Serve per una crescita dell’uomo e, come dice Ulisse, per cercare virtute, ovvero il senso morale, e canoscenza.

Quello di Dante non è un viaggio turistico ma spirituale, per avvicinarsi a Dio. Le scritture possono dividersi in quattro modi: senso letterale, senso allegorico, senso morale e l’ultimo senso, quello anagogico, dal termine greco anagoge, che vuol dire appunto viaggio. Quello di Dante non è più un viaggio orizzontale, ma verticale, inoltre bisogna ricordare che il fiorentino è un poeta cattolico e parla di avvicinamento tra creatura e creatore. La difficoltà nel sintonizzarci con Dante sta proprio nella sua impostazione cattolica e morale.

di Mariavittoria Tinari e Maria Chiara Stefano