Affinché non si ripeta di Alessio Laboragine

 

Sabato 23 Gennaio io e la mia classe, in video lezione, abbiamo parlato con Agostino Dibenedetto del giorno della memoria.

Ovviamente ricordiamo questo giorno per i campi di concentramento dove i tedeschi sterminarono e torturarono gli ebrei.

Questi campi furono costruiti non da Adolf Hitler ma costruiti da Heinrich Himmler, un militare e un politico.

Ci troviamo nel campo di concentramento di Auschwitz, a Berlino.

All’ingresso possiamo trovare una scritta tedesca “ARBEIT MACHT FREI” che significa “Il lavoro rende liberi” infatti qui bisognava lavorare molto se si voleva sopravvivere.

Proprio per questo motivo, se una persona era disabile, essa veniva uccisa.

Poi tutte le sedie a rotelle o le stampelle venivano buttate tutte quante in una stanza ammassate tra di loro.

Per lavorare gli uomini non usavano le loro scarpe ma utilizzavano scarpe di legno e con esse era davvero impossibile camminare perché il terreno era fangoso quindi sprofondavano.

Andando avanti con il nostro viaggio, in questi campi c’erano delle zone dove venivano impiccate le donne anziane o malate (quindi che non potevano lavorare).

Invece le donne in salute e giovani lavoravano per circa 10/12 ore.

Inoltre, per torturare gli ebrei, in questi campi c’erano docce acide e camere a gas.

Poi c’erano i dormitori.

Qui gli ebrei dormivano in stanze piccole e vuote composte solo e unicamente da letti.

Questi letti non erano comodi come quelli di oggi perché essi erano composti da una sola lastra di pietra.

Inoltre in una lastra non dormiva solo una persona ma dormivano più persone ammassate l’una sull’altra.

Ora vi chiederete ma che fine facevano i corpi dei cadaveri?

I corpi dei cadaveri venivano bruciati in dei grandi forni che i tedeschi non riuscirono mai a distruggere.

Ovviamente ci sono dei monumenti che ci fanno ricordare questa giornata.

Ho riflettuto molto su questo avvenimento e credo che tutto questo sia inaccettabile.

Secondo me tutti quanti siamo uguali e abbiamo gli stessi diritti e dignità.

Non importa se un popolo è più fragile o più debole, bisogna convivere con tutti.