• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Capitol Hill, 6 gennaio. Razzismo e neofascismo protagonisti dell’attacco alla democrazia

Capitol Hill, 6 gennaio. Razzismo e neofascismo protagonisti dell’attacco alla democrazia

Rubrica “Giornata della Memoria” di Liberamente Boggio Lera

 

Era un mattino come gli altri e, davanti al Congresso, davanti alla rappresentazione fisica della democrazia e della volontà popolare, Trump aveva allestito un palco. Su cui saliva non per un comizio di sfida politica ma per lanciare migliaia di persone all’assalto armato al Campidoglio. Trump alla piazza diceva: “Biden presidente illegittimo, non ne possiamo più, non possiamo più sopportare questo”.

Era il mattino del 6 gennaio ’21, uno dei giorni più cupi della Storia degli Stati Uniti d’America.

L’assalto al Parlamento, la rivolta armata contro la democrazia. Negli Usa, non in Sud America o Africa o Sud Est asiatico. L’assalto al Parlamento, lo sfregio e l’umiliazione della democrazia nella democrazia più grande del mondo. Assalto lanciato da Trump che di quella democrazia era il presidente.

Il 6 gennaio, 5 persone hanno perso la vita.

Il 6 gennaio, il mondo intero si è fermato, assistendo ad uno scenario che non si sarebbe mai aspettato: durante una pandemia, un gruppo di fanatici ha assaltato il simbolo della democrazia, incitando come loro leader colui che per tutto il suo mandato non ha fatto altro che incitare all’odio, creare muri e divisioni all’interno del paese, e anche con l’esterno, mettendo in pericolo i Parlamentari, ma in primo luogo loro stessi. 

Hanno messo in pericolo loro stessi, perché come i Jihādisti addestrano i loro kamikaze, Trump li ha convinti che quella era la cosa giusta da fare.

Lui li definisce “Patrioti”. 

Io li definisco fascisti.

Perché è questo quello che sono, si tratta in larga parte di maschi bianchi, anche benestanti, alcuni seguaci delle folli teorie di QAnon, altri dei Proud Boys, a cui Trump chiese di “restare in attesa”, ma anche della milizia armata in camicia hawaiana Boogaloo, suprematisti bianchi, neonazisti e negazionisti dell’Olocausto, nostalgici della Confederazione schiavista. Il progetto di ricerca ACLED ha monitorato oltre 80 milizie radicali negli Stati Uniti, come gli Oath Keepers, Patriot Prayer, Light Foot Militias e Three Percenters, con sfumature ideologiche diverse ma unite dalla propaganda di Trump e dall’odio.

Questo è l’evento più eclatante che testimonia come l’odio e la discriminazione non sono argomenti che risalgono solo al periodo nazista, ma che tutt’oggi, nella culla democrazia e della libertà, esistono persone con questi ideali.

Il 6 gennaio non è l’ennesima protesta del movimento “Black lives matter” che da quest’estate lotta contro il razzismo in tutto il mondo, e che viene oppressa. 

Il 6 gennaio è sceso in piazza chi discrimina, entrando a gamba tesa in Campidoglio (facilitati in modo vergognoso dalla polizia), perché sapevano che con l’uscita di Trump presto gli sarebbe stata negata l’unica cosa di cui sono capaci: odiare.

 

 

Francesco (Ciccio) Suraniti, 4ªDSA