Il caos climatico: i giovani la chiave per uscirne

Relatore della conferenza dedicata al caos climatico è stato l’ingegnere energetico Enzo Savelli, nato e cresciuto e Vasto ed ex alunno del Polo Liceale Mattioli. Fin dall’adolescenza ha vissuto al meglio la sua vicinanza con la natura. Appassionato di barca a vela ha partecipato a numerose competizioni per poi dedicarsi, una volta finito il liceo, principalmente agli studi universitari. Ha conseguito la laurea in Ingegneria Energetica e specializzazione in Energia e cooperazione allo sviluppo presso il Politecnico di Milano. In seguito, ha trascorso un periodo all’estero, esattamente ad Hong Kong, dove si è dedicato allo studio e alla ricerca nell’ambito dell’ idrogeno verde prodotto tramite fonti di energia rinnovabili. A seguito di un breve periodo in Italia, Enzo Savelli è tornato in Asia, a Bangkok dove si è focalizzato sullo studio di energie rinnovabili e dell’economia circolare.

Ha creato una startup denominata ECo e una fondazione la “Forest valley foundation” volta alla diffusione della “climate innovation” in tutta Europa. 

Savelli ha dunque cominciato a illustrare quella che è la situazione climatica, partendo dal 2020, per poi offrirci una retrospettiva sull’argomento muovendosi dalla prima rivoluzione industriale fino ad avere uno sguardo sul futuro.

Il 2020 

I dati riguardanti la situazione climatica del 2020 sono molto preoccupanti:

  • Abbiamo perso circa 4040 Gt di ghiacciai, ciò ha comportato un innalzamento del livello del mare di circa 69,22 mm, per noi quasi insignificante ma estremamente importante per coloro che abitano gli oceani;
  • Non possediamo più circa 386 mega ettari (circa 1/3 della superficie Europea) di terreni, i quali sono andati persi a causa degli innumerevoli e frequenti incendi presenti in questi periodi in varie zone del globo;
  • La temperatura media è salita di 1,02

Sguardo al passato

Come ci spiega Enzo Savelli, non si può studiare un fenomeno basandosi esclusivamente sugli effetti che questo provoca, bensì bisogna conoscere anche le cause che hanno comportato la nascita di tale fenomeno. Bisogna dunque parlare dell’Antropocene, l’epoca geologica nella quale noi ci troviamo e in cui all’essere umano sono attribuite le cause delle modifiche territoriali e climatiche. Per comprendere meglio questo concetto bisogna risalire al periodo che va da fine 1700 a inizio 1800. In questo periodo, infatti, con la nascita dell’ industria,  vediamo affermarsi un pensiero: “Siamo in competizione per risorse e più siamo efficienti, più ci specializziamo nello sfruttare tali risorse e più riusciamo a prevalere” questo genere di pensiero, a lungo andare, ci ha portati ad assumere un atteggiamento riduzionista andando ad analizzare  i problemi in maniera frammentata, superficiale, senza pensare alle conseguenze che ne sarebbero potute derivare in futuro, mirando solo ed esclusivamente all’idea di una crescita infinita (GDP). Ad oggi quest’ultima ha perso più che mai valore: le crescite non sono infinite e si sta man mano affermando questa concezione: “affinché le cose possano migliorare, queste devono prima peggiorare”.

Le nostre scelte e le rispettive prospettive di futuro 

Nonostante il passato incida notevolmente su quello che è il nostro presente sta alle nostre generazioni decidere quale futuro  voler vivere. Cosa accadrebbe se decidessimo di rimanere indifferenti dinanzi al cambiamento climatico?

Si prevede, in questo caso che 200 milioni di migranti climatici si sposteranno da una regione all’altra entro il 2050, chi perché le loro città sono state sopraffate dall’ innalzamento delle acque, chi per l’eccessivo calore presente nella propria zona. 

Ci sarebbe un collasso dell’economia, milioni di perdite per le infrastrutture, per l’agricoltura, dunque per l’intera finanza globale.

Se invece decidessimo di combattere il cambiamento climatico?

  • Riusciremmo, a seguito di una fase di adattamento, a  portare la concentrazione di anidride carbonica al tempo della pre-rivoluzione industriale.
  • Circa il 90% dell’energia sarebbe rinnovabile.
  • Verrebbe restaurato il 90% della biodiversità del pianeta.
  • Gli oceani sarebbero liberi dalle plastiche inquinanti.
  • L’aria sarebbe molto più respirabile in città.

Prima di tutto però dobbiamo modificare il nostro modo di pensare. Il nostro non deve essere più un pensiero basato sul riduzionismo, bensì un pensiero sistematico. In un ecosistema ogni singolo elemento è connesso agli altri, non si può pensare di risolvere un problema senza considerare l’insieme.

Ad oggi sono molti i progetti che sostengono la scelta di sviluppo e preservazione dell’ambiente, prima fra tutti l’economia circolare che vede rivalutato il sistema di economia lineare (produzione-acquisto-utilizzo-rifiuto) che muta in produzione-acquisto-utilizzo-riutilizzo.

Di relativa importanza è inoltre l’Agenda 2030 che vede racchiusi in se 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 a favore dell’ambiente.

Perché i giovani possono essere il cambiamento? 

Sono molti i nomi dei ragazzi che stanno dando del loro meglio per riuscire a cambiare il mondo, per avere un futuro migliore per tutti. Tra questi Greta Thunberg, attivista influencer che, a soli 15 anni, è riuscita a mobilitare persone da tutto il mondo disposte a combattere per la causa al suo fianco, Fionn Ferreira grazie al quale ora possediamo un metodo per rimuovere le micro plastiche delle acque e Boyan Slat, che ha abbandonato gli studi in ingegneria aerospaziale e ora si dedica allo studio di metodi per ripulire le acque inquinate.

Ma non serve essere geni o famosi influencer per poter dare una mano al nostro pianeta, “basta pensare a lungo termine, basare le nostre scelte sul cambiamento che potremmo portare”, a partire dalla nostra scuola, dalla nostra città, dai nostri acquisti.

Il nostro futuro non è già scritto, non siamo senza via di scampo, noi siamo autori del nostro futuro, le nostre scelte sono la penna con cui scriverlo.

Laura Del Casale