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L’emergenza sanitaria ed assistenza ai pazienti. Intervista ad un’infermiera

Da marzo 2020, l’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid19 ha cambiato il nostro modo di vivere costringendoci a riconsiderare le nostre priorità, a vivere in isolamento, spesso, proprio lontano dai nostri cari.

Per descrivere al meglio questa condizione ho pensato che la cosa migliore fosse ascoltare l’esperienza di chi, quotidianamente, vive in prima persona le difficoltà causate dalla pandemia, pertanto, ho deciso di intervistare mia zia, l’infermiera Miriana Stella. 

Per il personale sanitario, cosa è cambiato nell’assistenza ai pazienti?

“A livello organizzativo, l’assistenza sanitaria è cambiata completamente, prima che scoppiasse la pandemia, l’assistenza prestata era prevalentemente ospedaliera, mentre ora è anche a livello territoriale, infatti, adesso all’interno degli ospedali ci sono solamente persone che hanno veramente bisogno di determinate cure, in modo tale da non creare assembramenti e contagiare pazienti fragili. Gli affetti da Covid19, che non necessitano di essere seguiti in un ospedale e possono rimanere in casa, è stato creato un nuovo servizio, quello che svolgo io, in cui il personale medico effettua tamponi a domicilio, verificando le condizioni di salute dei pazienti. Processati i tamponi e una volta ottenuti i risultati, il personale medico valuta l’opportunità di un ricovero o del semplice isolamento, considerando l’esito degli esami e le condizioni generali del contagiato”.

E il rapporto con i pazienti? Quali difficoltà sono insorte?

Il rapporto con i pazienti è cambiato drasticamente. Quando decisi di fare l’infermiera, sapevo che nel momento in cui una persona avesse avuto bisogno del mio aiuto, si sarebbe completamente affidata a me e si sarebbe creato uno stretto legame, in cui avrei dovuto cercare di soddisfare tutte le esigenze del paziente, come ho sempre tentato di fare. Ora, da quando siamo stati colpiti da questo virus, per evitare di essere contagiati, il rapporto paziente/sanitario è stato azzerato. Infatti, trovandoci costretti a tenere indosso tutte le protezioni e a mantenere le più alte precauzioni, i pazienti non sanno neanche con chi stanno parlando. Mi è capitato spesso di parlare con persone che credevano di avermi già incontrato prima, quando in realtà, io non le avevo mai viste.

La mancanza di un vero e proprio rapporto umano col paziente è secondo me l’aspetto più difficile da gestire, per noi sanitari, in questa emergenza sanitaria. Basti pensare che i pazienti affetti da Covid19 sono costretti a rimare chiusi in una stanza, in completo isolamento, anche per molti giorni, senza poter ricevere la propria famiglia, avendo rapporti esclusivamente col personale sanitario che, come detto, spesso non hanno mai visto nemmeno in volto”.

La tua vita privata?

“La tragedia del Covid19, oltre alle morti e le difficoltà economiche che sta attraversando la comunità internazionale e il nostro  paese, ha costretto il Governo a riconsiderare alcune delle politiche legate all’amministrazione della Sanità pubblica. Nel mio caso, per esempio, l’emergenza sanitaria ha contribuito ad un veloce scorrimento della graduatoria del concorso pubblico che avevo sostenuto, infatti, sono stata di recente contattata per l’inserimento a tempo indeterminato presso la struttura per cui lavoro. Diciamo che, se da un lato il virus mi ha in un certo senso agevolato, dall’altro ha sicuramente cambiato la mia vita in modo drastico, costringendomi a molte rinunce soprattutto dal punto di vista personale.

Da quando è iniziata la pandemia non ho potuto più incontrare i miei cari, infatti, come ben sai,  per precauzione cerco di non vedere nessuno”.

Che cosa ti aspetti per il futuro?

“La comunità scientifica internazionale e le maggiori aziende farmaceutiche,  stanno intensificando il lavoro di sperimentazione sui vaccini per la SARS-Covid19, la mia speranza è quella di veder presto sconfitto il virus e di poter tornare alla vita di prima”.

Sara Ildegarde STELLA III° E S.U. Liceo Plauto di Roma