Dante e la matematica: la quadratura del cerchio

Questa mattina, 29 gennaio 2021, si è tenuto, tra gli eventi del Festival della Scienza, un momento dedicato al progetto nazionale Piazza Dante, realizzato dalla prof.ssa. Mafalda Bellano e rivolto agli studenti delle classi quinte.

Nell’incontro dal titolo “Dante e la matematica”, la docente ha evidenziato lo stretto legame tra Dante e la geometria euclidea. Non una lezione di geometria ma un’ agevole spiegazione che, partendo da un punto di vista letterario, affronta un complesso problema teorico che ha, nel tempo, arrovellato matematici e non: la quadratura del cerchio.

LA QUADRATURA DEL CERCHIO

Il sommo poeta, nel corso della sua vita, ha letto e studiato la traduzione di Boezio sugli elementi di Euclide. Nella Grecia classica furono tre i problemi che non si riuscirono a risolvere: la quadratura del cerchio, la trisezione dell’angolo e la duplicazione del cubo, quindi un problema sui volumi, uno sulle aree e uno sugli angoli. Quello che a Dante stava più a cuore e che ripeteva spesso nelle sue opere era proprio la quadratura del cerchio, vista come la realizzazione di un quadrato che ha l’area equivalente a quella del cerchio.

Nel Convivio, precisamente nel secondo libro, Dante descrive la geometria come “bianchissima”, “senza macula alcuna” e “certissima”; la elogia e vede nel cerchio la forma della perfezione, al punto da associarla più di una volta alla trinità. Nella Divina Commedia tutto rimanda alla geometria, alla matematica in generale: la numerologia, la simmetria nella ripartizione dei canti, la struttura fisica delle bolge. In particolare, nel XXXIII canto del Paradiso, Dante riprende l’impossibilità della quadratura del cerchio affinché possa essere paragonata all’impossibile descrizione della visione di Dio.

Tale problema geometrico ha ottenuto una soluzione solo nel 1882, quando il matematico Ferdinand von Lindemann stabilì che il π, costante fondamentale nella ricerca dell’area del cerchio, è un numero non solo irrazionale, che presenta cioè infinite cifre dopo la virgola, ma è anche trascendente. Ciò significa che non potrà mai essere soluzione di un’equazione polinomiale. Possiamo dunque concludere dicendo che ciò che Dante presuppone impossibile, si rivela essere tale. Un interessante incontro, molto facile da comprendere, che si posiziona in maniera magistrale all’interno del ciclo di presentazioni sul sommo poeta che quest’anno abbiamo avuto la fortuna di approfondire durante questa settimana.

Di Chiara Magnifico