Intervista a Giovanna Imparato: scienza e magia

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Giovanna Imparato,  docente e ricercatrice, che ha portato nel nostro Festival due progetti accattivanti “Welcome to Hogwarts” e “Caramelle di scienza”.

Lei è una docente, è difficile spiegare argomenti scientifici ai bambini?

Sicuramente per spiegare ai bambini ti devi mettere alla loro altezza. Credo che, come diceva qualcuno molto più famoso di me, la materia si possiede solo quando riesci a spiegarlo a tua nonna e riesci a farti capire. Secondo me se sei pienamente dentro la materia non è difficile spiegare ai bambini. L’importante è mettersi al loro livello, quindi riuscire a pensare come pensano loro e come possono immaginare una situazione futura astratta. Molto spesso i bambini fanno fatica ad astrarre un concetto però, se glielo proponi in modo pratico, allora loro ti riescono a seguirti.

Quando è nata la sua passione per il mondo magico di Harry Potter?

Tanti anni fa, quando l’ho conosciuto ero ancora abbastanza giovane. Mi piacciono i fantasy, tutte le saghe fantastiche, la fantascienza. Sono un’appassionata del settore. Questa passione quindi è nata tempo fa, non parlo con le persone a cui non piace Harry Potter.

LA RICERCA

Quando ha capito di voler diventare una ricercatrice?

Ho iniziato a studiare chimica a Ferrara, dopo aver frequentato il Liceo classico. Da quel momento ho iniziato a pensare di voler diventare una ricercatrice. Quando inizi un percorso di studi come quello della chimica credi di voler fare qualcosa per il mondo. Non dico di cambiarlo, però pensi di voler rimanere nella storia, in qualche modo. Per rimanere nella storia con la chimica sicuramente devi fare qualcosa che riguardi la ricerca.

Ha lavorato all’NMR, in cosa consiste?

Facevamo la risonanza magnetica agli alimenti. Ovviamente era diverso rispetto a quello usato negli ospedali, ha un campo magnetico differente, ma il principio di base è lo stesso. L’alimento veniva messo all’interno di questo magnete con un campo magnetico fisico e uno variabile. Si otteneva così lo spettro dell’alimento, la sua impronta digitale. È una metodologia che dà tutte le informazioni sull’alimento in una sola analisi. Si vede tutto contemporaneamente, dà molta soddisfazione, ma è molto difficile da gestire. Siamo stati i primi al mondo ad analizzare i tagli del vino. Il vino può essere tagliato per disciplinare fino al 15% . Ad esempio al Montepulciano si possono aggiungere altri vini entro quella quantità, il resto deve essere Montepulciano. Con la risonanza magnetica abbiamo scoperto queste frodi. Abbiamo creato delle reti neurali, un’intelligenza artificiale, l’abbiamo allenata. Mettendo dei campioni incogniti l’intelligenza artificiale riusciva a dirci come era tagliato quel vino.

Ha qualche consiglio da dare ai ragazzi che vogliono intraprendere la sua stessa strada?

Non lo fate in Italia. Il problema dell’Italia è che non paga la ricerca. Ho fatto ricerche per circa 20 anni, poi il centro ricerca ha chiuso. In Abruzzo tutti i centri ricerca sono stati chiusi. Secondo me la ricerca è bella, serve per il progresso e per cambiare il mondo. Senza la ricerca moriremmo, non ci sarebbe vita, lo sanno tutti. La realtà italiana ti costringe ad emigrare. Gli italiani fortunati che possono fare ricerca sono quelli che sono rimasti nelle università o che si trovano nelle società private. Qui questo lavoro non è valorizzato.

di Giulia Di Paolo