L’(in)utilità della guerra.

La guerra è necessaria per conquistare nuove terre, ma porta al terrore.

La guerra è necessaria per affermare i propri diritti, i propri ideali, i propri pensieri, ma costringe le madri a dire addio ai propri figli.

La guerra serve per sviluppare l’economia, ma porta alla distruzione di molte città.

La guerra è necessaria per civilizzare nuovi popoli, ma porta i bambini a camminare scalzi e soli su vetri rotti.

La guerra serve per proteggere i propri territori, ma porta alla morte molti giovani ragazzi.

Fuori, è spaventoso. Di giorno e di notte quei poveretti vengono trascinati via, senza poter portare con sé che un sacco da montagna e un po’ di denaro. Durante il viaggio gli tolgono anche quel po’ di roba. Le famiglie vengono divise, gli uomini di qua, le donne di là, i bambini da un’altra parte.I bambini, venendo a casa da scuola, non trovano più i loro genitori. Le donne, tornando dal far le spese, trovano la casa sigillata e la famiglia scomparsa.”  Dal “Diario” di Anna Frank

Il passato ha visto succedersi molte guerre. Le studiamo a scuola, ne sentiamo parlare al telegiornale. Eppure, nei libri di storia ci viene descritto solo un aspetto della guerra: quello politico- economico. Nel libro viene spiegato lo svolgersi della guerra tra le varie città o tra le varie Nazioni. Ma io so che la guerra viene combattuta da persone che, a prescindere dal torto o dalla ragione delle loro idee, hanno salutato per l’ultima volta la propria famiglia e sono andati via a rappresentare il proprio Paese. Alla fine, ci viene detto quale tra i Paesi coinvolti nella guerra abbia vinto e cosa abbia vinto. Chissà se in un libro scolastico si narra di quel bambino scalzo che camminava sulla città distrutta alla ricerca di un pezzo di pane e di un viso amico; chissà se si parla della madre che saluta l’ultima volta il proprio figlio, troppo piccolo per aver vissuto a pieno la vita, ma troppo grande per rimanere ancora qualche attimo tra le braccia di mamma.

I bambini qui vanno in giro con bluse leggere e zoccoli ai piedi, senza mantello, senza berretto, senza calze, e nessuno che li aiuti. Non hanno niente in pancia e masticano carote, lasciano la casa fredda per scendere nella strada fredda e andare a scuola in una classe ancor più fredda. Si è arrivati al punto, in Olanda, che moltissimi bambini fermano i passanti in strada per chiedere un pezzo di pane. Potrei passar delle ore a raccontarti le miserie portate dalla guerra, ma ciò mi rende ancor più triste. Non ci resta altro che aspettare tranquillamente, fin che si può, la fine di questa miseria. Aspettano gli ebrei e aspettano i cristiani, tutto il mondo aspetta, e molti aspettano la morte.”  Dal “Diario” di Anna Frank

Tuttavia, è anche vero che la guerra può essere una giusta soluzione per espandere i propri confini, per affermare diritti e pensieri. La guerra è stata giusta per molti Paesi proprio quando venne utilizzata come metodo di difesa. Ma è necessaria una guerra? Si, è vero la guerra è una soluzione per proteggere i propri territori. Ma è davvero l’unica soluzione? La guerra è un modo per portare avanti l’economia. La guerra è necessaria per lo sviluppo dell’umanità. Ma l’umanità vince durante una guerra…. ? una parte dell’umanità potrà  ottenere nuovi territori, nuove ricchezze, nuove materie prime, l’economia si svilupperà, affermerà i propri principi e ideali, ma l’intera umanità non potrà riavere i familiari persi, non  potrà mai dimenticare il terrore e la distruzione che caratterizzavano quei giorni, se ne parlerà sempre, si vedrà negli occhi di chi l’ha vissuta, di chi ha visto la morte attorno, i nostri nonni ce la racconteranno e noi la racconteremo ai nostri figli. Toccanti sono le testimonianze dei sopravvissuti, toccante è il modo in cui sono dovuti crescere così in fretta:

 “Colla mente andavo passando in rassegna la bella festa grande da fanciullo e mi rattristavo pensando che era e, purtroppo è, passata per sempre. Troppo presto ci hanno voluto far diventare uomini e il nostro spirito ancora giovane non può fare a meno di ricordare le gioie passate e di rattristarsene come di una perdita troppo prematura. Diciotto anni sono pochi per poter passare allegramente le feste di Natale lontano dalla famiglia e per di più al fronte!”.

Lo scrive in un diario di guerra Giuseppe Trentini, classe 1899, nato a Laveno Mombello, richiamato alle armi mentre era a scuola, spedito in prima linea e tornato a casa con un ricordo permanente, una malinconia che sempre lo accompagnò per i suoi giorni a venire.

Mentre scrivo questo testo ascolto in sottofondo dentro di me la canzone “Generale” di Francesco De Gregori e penso che forse ha proprio ragione lui… che forse è vero che “la guerra è bella anche se fa male” ma è anche vero che quando tutto finisce “ …. Generale, queste cinque stelle, queste cinque lacrime sulla mia pelle che senso hanno dentro al rumore di questo treno?” e che solo la pace “ è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore”.

Noemi Blancato 3QL