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Lotta alla mafia, Vincenzo Musacchio: mancano esempi positivi per i nostri giovani.

Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). E’ ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.

Era il 17 febbraio del 1995 quando Antonino Caponnetto mi fece comprendere quanto l’assenza di politiche sociali e di esempi positivi per i giovani rappresentassero il terreno fertile su cui prosperava il crimine mafioso in Sicilia. Da allora a oggi le cose non sono cambiate molto. Uno degli obiettivi dell’antimafia, non solo di facciata, pertanto, dovrebbe essere proprio il creare nei nostri ragazzi la consapevolezza della cultura mafiosa e dell’illegalità, facendo maturare in loro il senso di giustizia, di lealtà e di verità. Alle nuove generazioni dovremo riuscire a insegnare il riconoscimento dell’atteggiamento mafioso e il linguaggio che lo caratterizza, predisponendo innanzitutto esempi di vita da seguire e da imitare attraverso sentimenti di lealtà, onestà e giustizia che devono accompagnarci sempre, in ogni rapporto quotidiano. Mi piace molto il pensiero di don Pino Puglisi quando affermava l’importanza del parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere la mentalità mafiosa. Non ci si deve fermare però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Le parole devono essere confermate dai fatti e dagli esempi di vita. Molti ragazzi d’oggi confermano il progressivo allontanamento dalla politica con scarsa fiducia nel governo, nei partiti e negli uomini politici che li rappresentano. Negli ultimi anni anche magistratura e forze dell’ordine subiscono una flessione valoriale da parte dei più giovani. Al mafioso sempre più idealizzato, non si contrappone più l’onesto integerrimo, alla Falcone o alla Borsellino. Per questo oggi è più che mai necessario rendere consapevoli i giovani che i mafiosi non debbano mai essere considerati come esempi di vita. I modelli da seguire dovrebbero essere altri che purtroppo oggi mancano. I mafiosi passano come vincenti, hanno tutto quello che si possa desiderare. Non passa quasi mai il messaggio che la mafia sia un male da non imitare e da evitare sempre e comunque. Passa invece e con sempre maggiore frequenza il messaggio che i più furbi e i disonesti riescono ad ottenere ciò che vogliono nella vita. Questa anomalia purtroppo non riguarda solo le mafie. La nuova antimafia non può più essere solo esercizio di retorica vissuto soprattutto nelle ricorrenze e nella memoria. Ai nostri giovani occorrono al più presto nuovi esempi di vita vissuta nel rispetto della legalità e della giustizia. Ricordiamoci che la legalità si realizza e si completa anche dimostrando ai nostri figli, alle prossime generazioni, che per liberarsi dalla mafia, dalla corruzione e dal malaffare, sia necessario seguire le regole, scegliere la retta via, cercare un esempio positivo da imitare e, perché no, al posto di dar loro esempi lontani, non essere noi stessi un valido modello così come furono, per quelli della nostra generazione, i tanti eroi che hanno combattuto a viso aperto la mafia. Facciamo in modo che il coraggio e la devozione alla legalità di quegli uomini, vivi e morti, che hanno combattuto la mafia non siano mai dimenticati. Facciamo in modo che questi eroi non siano morti invano e che con il loro esempio costituiscano una rinascita di libertà, di giustizia e di verità. Per provare a sconfiggere le mafie tentiamo di essere più giusti e più responsabili. Proviamo a essere noi gli esempi positivi per i nostri figli.