Body shaming e la normalizzazione dei corpi

Il body shaming è l’atto di deridere o discriminare una persona per il suo aspetto fisico, prendendo di mira una qualunque caratteristica del suo corpo come la corporatura, la grandezza e forma del naso, l’acne ecc. Rappresenta quindi una forma di bullismo verbale, che colpisce soprattutto gli adolescenti, facilmente condizionabili. Con l’avvento dei social media, questo fenomeno si sta sviluppando sempre di più. Su queste piattaforme gli influencers spesso condividono foto di loro stessi in cui appaiono “perfetti”, diffondendo quindi degli ideali di bellezza che si allontanano dall’effettiva realtà. Dobbiamo ricordarci, però, che la maggior parte delle volte i contenuti condivisi vengono sottoposti a varie modifiche per eliminare i così detti difetti. Gli adolescenti si trovano in una fase di trasformazione molto delicata e di certo i modelli proposti dai social media non li aiutano a superare i momenti più critici del loro sviluppo. Essi tendono a fare continui confronti tra sé e ciò che vedono sul web e aspirano ad ottenere il “fisico perfetto”. Questo loro comportamento li può portare non solo ad un abbassamento dell’autostima ma anche a conseguenze più gravi, quali i disturbi alimentari. Sono numerosi i giovani che, negli ultimi anni, ricorrono alla chirurgia estetica per apportare delle modifiche al loro corpo, in modo tale da avvicinarsi sempre di più agli attuali canoni di bellezza. Recentemente la chirurgia plastica ha fatto grandi passi avanti, ora è addirittura possibile cambiare definitivamente il proprio colore degli occhi. D’altro canto ultimamente si sta cercando di normalizzare le diversità che caratterizzano ogni singolo individuo. Anche i più grandi brand di moda stanno diffondendo questo messaggio, facendo sfilare non solo le tradizionali “modelle-grissino”, ma anche le così dette modelle “curvy”. Il mondo della moda non segue oramai da diverso tempo i classici modelli di bellezza; un esempio calzante è la tanto chiacchierata modella di Gucci Harmine Harutyunyan, che presenta dei lineamenti molto particolari. La campagna di body positivity è stata intrapresa anche dalla Mattel, il marchio che produce le famose bambole Barbie. Per anni questa azienda ha venduto bambole che rappresentavano un modello di donna irraggiungibile; le sue misure sono innaturali e si ispirano ad una fantasia che non trova alcun riscontro con la realtà. Medici e psicologi hanno infatti accusato Barbie di provocare l’anoressia nelle bambine che desiderano diventare come loro. Nel 2016, a causa di queste critiche, amplificate dai mass media, la Mattel ha deciso di produrre una nuova linea di bambole che si avvicinano maggiormente alle reali taglie delle donne, creando così nuove Barbie Curvy, con forme più morbide, Petite e Tall. Molte influencers stanno cercando di trasmettere concetti molto importanti, come quello di accettarsi nonostante qualche chilo in più oppure qualche brufoletto. Il problema dei brufoli è uno degli scogli dell’età con cui si devono confrontare molti adolescenti. L’influencer italiana Giulia De Lellis, con quasi 5 milioni di followers, sta cercando di sconfiggere l’acne da svariati anni ormai. Sul suo profilo instagram parla apertamente di questo argomento senza vergognarsene, cercando di sostenere le altre persone che la seguono e che soffrono di questo problema, facendole sentire “meno sole”. Un evento che ha fatto molto scalpore è stata la sua comparsa sul red carpet del festival di Venezia 2020 con un acne molto pronunciata, diventando una paladina del body positivity. Questa è stata la dimostrazione che anche le star non sono perfette e che bisogna accettarsi e mostrarsi per come si è, senza aver paura del giudizio altrui.

Beatrice Maltinti, Flaminia Grandolfo e Labadia Giorgia, 3C