Intervista a Davide Pallai ed Elisa Tachis

La Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, torna a dare il proprio contributo al nostro Festival della Scienza con un laboratorio dal titolo “ Micropolis! Non tutti i microbi vengono per nuocere”  tenuto dai due divulgatori scientifici Davide Pallai ed Elisa Tachis. Andiamo a conoscerli meglio!

Da dove è nata la vostra passione per la scienza? Quando avete deciso di diventare divulgatori scientifici, e perché proprio l’AIRC?

La passione per la scienza l’ho sempre avuta, ma è stato soltanto durante il liceo che ho capito di voler ampliare i miei studi in questo campo. Inoltre, durante l’università ho cominciato a fare divulgazione scientifica per hobby, fino a quando non è diventato poi il lavoro. Ora faccio parte di un’associazione che si chiama ToScience e insieme ad AIRC collaboriamo a progetti di divulgazione rivolti alle scuole.

Qual è la differenza principale tra ricercatore e divulgatore, e perché quest’ultima talvolta passa in secondo piano, o viene scambiata con la prima?

La differenza spesso può essere molto sottile, perché anche i ricercatori si occupano di fare divulgazione. E non c’è niente di male, anche se negli ultimi anni sono nati diversi percorsi di formazione appositi per entrare nel mondo della divulgazione come professionisti. Spesso il problema non è nella distinzione tra ricercatori e divulgatori, ma più a livello di media. Un giornalista generalista che si occupa di scienza, difficilmente può essere un buon divulgatore, secondo me.

Che riscontri avete ottenuto dai ragazzi dopo i vostri convegni? L’AIRC e la ricerca sul cancro sono delle realtà ancora troppo sconosciute dagli studenti?

I riscontri che abbiamo avuto dopo i nostri interventi sono quasi sempre molto positivi e questo ci fa sperare di aver fatto un buon lavoro. Ovviamente nella scuola, realtà come l’AIRC, sono poco conosciute, ma già a livello accademico e nelle università diventano via via sempre più popolari.

Come è nata l’idea di realizzare un laboratorio virtuale da proporre ai ragazzi, e quali difficoltà avete riscontrato maggiormente?

L’idea è nata da una necessità. Lavorare con la scuola significa seguire i suoi ritmi e le sue esigenze. Con la didattica a distanza abbiamo dovuto adattarci per forza all’ambiente virtuale anche noi divulgatori. Le difficoltà sono molto simili a quelle che incontrano gli insegnanti e gli studenti, per esempio. Ma per fortuna sono nati tanti strumenti utili per permettere di interagire nonostante la distanza.

Quanto è differente svolgere il vostro lavoro non più in presenza, ma attraverso piattaforme online? Si fa sentire l’assenza del contatto tra voi e il pubblico? Siete riusciti ugualmente a coinvolgere la platea?

Ci proviamo a coinvolgere il nostro pubblico, ma sappiamo bene che l’esperienza diretta è diversa e anche a noi piace molto di più. Stiamo cercando di mettercela tutta e di trovare le chiavi di racconto giuste per incuriosire anche a distanza, quello che manca è sicuramente l’empatia che si crea con le persone quando si incontrano dal vivo.

di Chiara Magnifico