• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Riflessioni dantesche: per un modello di composizione auto-determinata

Riflessioni dantesche: per un modello di composizione auto-determinata

In un’intervista ai docenti Mauro Giuliante e Maria Gaetana Di Iorio, abbiamo avuto la possibilità di entrare dietro le quinte del progetto, sviluppato in collaborazione con la terza classe del Liceo Musicale, “Riflessioni Dantesche: per un modello di composizione auto-determinata”, che si inserisce nel Festival della Scienza 2021 assieme all’evento nazionale del MiBACT “Piazza Dante” .

In cosa consiste il progetto?

Di Iorio – “Il progetto, nato da un’idea del prof. Giuliante, si avvale dell’utilizzo di un piccolo stratagemma che permette di scegliere casualmente i parametri che servono per una composizione musicale, per mezzo di una funzione speciale di un’applicazione d’uso comune. A questo punto ci si è posti una domanda, ovvero quale differenza ci fosse tra due composizioni, di cui una nata sulla base di criteri casuali e un’altra in cui i parametri dipendessero da una scelta logica. Questo ci permette, infatti, di ragionare meglio riguardo al concetto di ordine e caos. Il coinvolgimento dell’insegnamento di Italiano in questo progetto di tipo musicale è stato suggerito dalla ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, padre della lingua italiana. Alla base della composizione ci doveva essere, infatti, un brano letterario vario e vivace, che contenesse allo stesso tempo dei momenti drammatici e sereni e degli attimi di riflessione. Si sarebbero poi tradotti questi aspetti letterari del testo in altrettanti parametri musicali. Si è scelto perciò un canto della Divina Commedia, il quinto, quello di Paolo e Francesca, che tratta dei due amanti e della loro tragica fine.
I ragazzi hanno avuto la possibilità di interpretare il canto in maniera istintiva, riflettendo, con la guida degli insegnanti su come tradurre in musica i diversi aspetti narrativi individuabili.

Come si è svolta l’organizzazione?

Di Iorio – “Sono state preparate delle schede, in cui inserire appunto il riferimento ai versi del canto, gli aspetti narrativi e psicologici nascosti nei versi stessi e poi i parametri musicali che li traducono. Una volta riempita questa tabella, i ragazzi si sono occupati di individuare quale modo musicale si potesse associare meglio al singolo stato d’animo. Con la guida del prof. Giuliante  poi hanno studiato i vari modi, come costruirli e come sono stati utilizzati nella letteratura musicale, ed hanno visto come svolgere alcune elaborazioni, dei modi e del motivo di base. I modi musicali, infatti sono dei sistemi di scale correlate, che consentono sfaccettature molto più sottili rispetto alle consuete scale maggiore e minore riguardo a varietà di elementi costitutivi e quindi di aspetti emozionali suscitati. Si è visto durante le attività come molti compositori hanno fatto leva su tali aspetti. Infine i ragazzi hanno prodotto dei power point che descrivessero l’attività svolta. La seconda parte del progetto consisteva nell’estrarre a sorte, davanti ad una classe del liceo, dei parametri musicali casuali; questi hanno dato luogo ad un’altra composizione, ma di base casuale.”

Cosa si può dire riguardo l’aspetto tecnico della composizione?

Giuliante – “Quanto alla prima delle due, si tratta di una composizione della durata di circa quattro minuti, che traspone il racconto del canto dantesco. Il sentimento del brano è stato collegato con delle scale modali, allo scopo di conoscere empiricamente gli aspetti intervallari e percettivi relativi ai modi. Nella scelta degli strumenti per l’esecuzione, si è deciso di associare uno strumento ad ogni personaggio, che rappresentasse quest’ultimo. La frase melodica che ha fatto da base alla composizione, è stata ricavata dall’Ave Maria gregoriana, un canto più volte citato nella Divina Commedia stessa. Anche le varie elaborazioni del motivo di base, come altri parametri, sono stati associati ad elementi del testo di riferimento.”

Quali risultati si sono ottenuti dai ragazzi?

Giuliante – “I ragazzi hanno sperimentato aspetti della composizione di diversi contesti storici: ad esempio si sono dovuti confrontare con la lettura del tetragramma, per analizzare la frase del canto gregoriano. Hanno compreso le tecniche con cui elaborare il motivo perché fosse passibile di tutte le ulteriori elaborazioni ed usi possibili. Con esperienze di questo tipo si vuole trasmettere un modo di fare musica che sia aperto a 360 gradi a tutti gli influssi possibili, in modo che la musica lanci e consolidi sempre più dei legami verso le arti e, perché no, anche verso la scienza. Ritengo che i risultati che è possibile tesaurizzare siano ottimi. Non tutti forse si sono sentiti di ‘lanciarsi’ negli esperimenti di elaborazione più arditi, tuttavia tutti hanno potuto conoscere da vicino e sperimentare diverse tecniche attraverso l’uso in laboratorio, sotto la guida dell’insegnante. Viene da pensare ai “laboratori artigianali” di alcuni compositori del passato, come i laboratori di tanti nostri artisti del Rinascimento. Già solo capire di cosa si tratta quando si parla di elaborazione motivica, svolgendola insieme, in attività di laboratorio, è un ottimo risultato; anche se la conoscenza acquisita non dovesse essere utilizzata nella composizione, ma solo leggendo una pagina storica su Beethoven o su Brahms, ad esempio. Il profilo di competenze trasversali dei ragazzi non può che esserne arricchito. Non deve stupire inoltre la commistione di diverse discipline, anche dello stesso ambito musicale. La formazione del musicista, come quella dello strumentista, non può limitarsi alle tecniche delle singole discipline, dei singoli strumenti, ma ogni competenza si nutre delle competenze proprie di discipline affini ed afferenti; ma tutte le discipline sono affini ed afferenti tra loro. Così l’apprendimento “sano” ed efficace di ogni argomento è sia pratico che teorico, e i due aspetti non sono separabili. Non c’è modo migliore di imparare se non sperimentando; e non c’è modo migliore di imparare dall’esperienza se non coordinando insieme astrazione ed esemplificazione”.

                Federica De Dominicis