Eutanasia una battaglia che va avanti da tempo

L’eutanasia, una parola che come tante altre deriva dal greco e significa letteralmente “buona morte”, consiste nel causare la morte di un individuo in modo indolore e per sua volontà.

Negli ultimi anni molti stanno lottando per arrivare all’approvazione di leggi in ogni stato che diano la libertà di scegliere ad una persona, che sta andando incontro a causa di una malattia,ad una morte dolorosa, di porre fine alle proprie sofferenze. Ovviamente questo ha creato un acceso dibattito in ogni Paese, in modo particolare in Italia, dove a causa della presenza della sede della chiesa Cattolica, ovviamente contraria ad accettare che un uomo decida di rinunciare volontariamente alla propria vita, che è dono di Dio, non è ancora possibile per nessuno scegliere questa via.

Io sono dello stesso parere di Seneca, nel dire che “Proprio come sceglierò la mia nave quando mi accingerò ad un viaggio, o la mia casa quando intenderò prendere una residenza, così sceglierò la mia morte quando mi accingerò ad abbandonare la vita.” Seneca con questa frase esprime la libertà che ha un uomo di scegliere sia come vuole vivere, ma anche come vuole morire, e nessuno dovrebbe avere il potere di negarglielo. Non è giusto che le persone continuino a vivere nella sofferenza e morire nella sofferenza, senza alcuna speranza di sopravvivere.

In questi casi è corretto concedere la dolce morte ad una persona e non potrà esserci nessun dottore, nessun politico, nessun prete, che potrà opporsi credendo di fare del bene e invece ne continua l’agonia fino alla fine dei suoi giorni. Chi è invece di altro parere afferma che l’eutanasia sia una scelta sbagliata e non spetti all’uomo: sono i religiosi, che rifiutano l’idea di rinunciare al dono di Dio, paragonando eutanasia e suicidio, oppure i dottori che si rifiutano di violare il giuramento di Ippocrate, in cui si afferma che nessun medico debba somministrare, nemmeno su richiesta, un farmaco mortale.

Ma bisognerebbe chiedersi se sia più malvagio togliere la vita a chi vuole vivere, o negare la morte a chi vuole morire? Sono due facce di una stessa medaglia, quindi chi paragona un dottore che decide di assistere un uomo nella propria scelta ad un assassino è forse egli stesso ugualmente crudele quanto un assassino. Non si fa del male togliendo la vita ad una persona che soffre e desidera questo destino, non sempre la vita va conservata: il bene non consiste nel vivere, ma nel vivere bene.

Per comprendere meglio la situazione è necessario fornire alcuni esempi di fatti realmente accaduti, partendo da un caso abbastanza famoso, il caso di Eluana Englaro, una ragazza rimasta, a seguito di un’incidente stradale, a ventuno anni in coma, mentre la famiglia cercava un modo per far staccare la spina: ci sono voluti diciassette anni affinché la famiglia riuscisse a far trovare la pace a questa ragazza.

Non è l’unico caso, abbiamo la storia di Dj Fabo che per morire secondo la sua scelta è dovuto uscire dall’Italia, che non ha ancora accettato, e non lo farà ancora per molto l’eutanasia.

Lo stesso Conte, un uomo colto con una mente molto aperta, ha affermato che nonostante sia certò il diritto alla vita, non si può affermare con altrettanta certezza il diritto alla morte. Sarà necessario molto tempo affinché l’eutanasia sia accettata dallo Stato italiano. Lentamente, intorno a noi, tutti i Paesi creano leggi apposite, noi rimaniamo indietro. È necessario un cambiamento di mentalità non nella classe politica, ma negli Italiani, che sono ancora cittadini simbolo di un paese bigotto e arretrato.

Antonio Campisi 3QL