Francesco Valente: l’ordine nel caos

Altro ospite del Festival della Scienza Ad/Ventura 2021 è Francesco Valente, dottorando in Tecnologie dell’Informazione e delle Comunicazioni presso Sapienza Università di Roma, ha conseguito la Laurea Magistrale in Ingegneria Spaziale e Astronautica, oltre ad essere un ex studente del Polo Liceale “Mattioli”.
Protagonisti del suo convegno, dal titolo “Dal caos all’immagine”, sono i radar spaceborne. Questi illuminano da satellite una scena da osservare attraverso una radiazione nelle microonde, a sua volta riflessa dai diversi bersagli e ricevuta dall’antenna del radar. L’immagine così ottenuta è apparentemente caotica, ma tramite un’elaborazione dei dati si può ottenere un’immagine ad alta risoluzione e ricca di informazioni.

E’ la prima volta che sei ospite qui al Festival della Scienza?

Da ospite sì, per questo è molto emozionante. Nei miei anni del liceo ho partecipato in diversi modi al Festival, dalle esibizioni musicali ai progetti di classe, con un’importante esperienza nel gruppo di studenti che collaborano nell’organizzazione delle giornate del Festival: tutte esperienze fondamentali nella mia crescita. Adesso invece ho la possibilità di condividere ciò che ho imparato in questi ultimi anni, e chissà, suscitare la curiosità di qualcuno.

Che ruolo ha avuto il Liceo Scientifico nell’orientarti verso i tuoi studi successivi?

Di sicuro un ruolo fondamentale l’hanno avuto i docenti che mi hanno spinto ad esplorare sempre ciò che mi era ignoto: certamente nell’ambito scientifico, in cui ho poi portato avanti i miei studi, ma anche in quello umanistico, apparentemente più distante dai miei interessi. Proprio questo continuo stimolo da realtà differenti è stato un esercizio fondamentale per imparare ad aprirsi a mondi anche molto diversi da quello specifico del proprio ambito di studio o lavoro, un aspetto per me importantissimo.

Il tema del Festival della Scienza di quest’anno è il caos: come possiamo trasformare un’immagine disordinata, come l’immagine grezza del radar, in una definita?

Come affrontato durante l’incontro, l’immagine radar grezza si presenta come “caotica”: un insieme di punti bianchi, neri, grigi che si alternano senza nessun ordine apparente. Tuttavia, conoscendo le scelte tecniche alla base dell’acquisizione dell’immagine radar (come il tipo particolare di segnale utilizzato per illuminare la scena), ed i fenomeni fisici che si hanno nella ricezione degli echi dai bersagli, si possono realizzare degli elaboratori in grado di ordinare il caos dell’immagine grezza e restituire un’immagine comprensibile e ricca di informazioni. Questo porta a vantaggi concreti nella vita di tutti i giorni, vista l’importanza delle informazioni ottenute dai radar per scopi, ad esempio, di monitoraggio ambientale e protezione civile.

In quali altre situazioni hai affrontato il caos nei tuoi studi o nella ricerca?

In diversi incontri del Festival è stata focalizzata la definizione prettamente scientifica del termine caos, legata a sistemi dinamici fortemente sensibili alle condizioni iniziali, come ad esempio quelli che descrivono i moti dei pianeti, ambito con cui ho avuto modo di confrontarmi durante i miei studi. Se invece ci concentrassimo sull’interpretazione di caos affrontata durante il mio incontro, ovvero di disordine che racchiude un certo ordine che emerge grazie ad un’opportuna elaborazione, si aprirebbero scenari diversi ed affascinanti, quali ad esempio l’utilizzo della grande quantità di dati rilevabili da satellite per migliorare la vita sulla Terra, aspetto in continuo sviluppo.

Cosa ti ha portato a individuare i tuoi studi? Cosa consiglieresti a tutti gli studenti che vorrebbero optare per la tua stessa scelta?

Ho preso questa scelta durante gli anni di scuola, perché come molti ero affascinato dalle missioni spaziali. Consiglierei agli studenti che si apprestano a scegliere la loro futura università di essere sempre curiosi riguardo diversi ambiti, perché questi spesso convergono. Ad esempio, durante gli anni dell’università ho scoperto l’affascinante legame tra spazio e telecomunicazioni, che ha suscitato la mia curiosità per il futuro professionale in modo maggiore rispetto ad ambiti della ricerca aerospaziale che credevo mi interessassero di più all’inizio del mio percorso universitario.

Altro tuo interesse è la musica. C’è qualcosa che hai sperimentato suonando che ti è stato utile nei tuoi studi?

L’ingegneria richiede tanto lavoro di squadra, ascoltare e lavorare con tante persone diverse per raggiungere insieme lo stesso obiettivo. Per tanti anni ho suonato in orchestra. A questo scopo è stata un’ottima palestra perché la dinamica è la stessa: nella diversità degli strumenti, ci si ascolta, ma soprattutto si suona insieme lo stesso brano.

di Luca Prospero