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Learning to f̶l̶y̶  drive: intervista all’ingegner Francesco Seccamonte

Giovane dottorando del dipartimento di Ingegneria Meccanica della University of California, Francesco Seccamonte, nella conferenza “Learning to f̶l̶y̶  drive” , ha analizzato i componenti delle auto a guida autonoma.
L’abbiamo contattato per porgli qualche domanda e scoprire alcuni dettagli su questa nuovissima tecnologia.

  Nonostante il livello della ricerca scientifica e tecnologica in campo automobilistico sia molto all’avanguardia, le auto a guida autonoma non fanno ancora parte della nostra vita quotidiana. Quali sono, secondo lei, le ragioni di questa situazione?

A mio avviso, i più importanti freni alla diffusione dei veicoli a guida autonoma sono i seguenti: il trasferimento di conoscenze e tecnologie da un ambiente di ricerca ad un settore con radici profonde e regolamentazioni molto strutturate come quello automobilistico, e la mancanza di normative adeguate per favorire la coesistenza di veicoli tradizionali e autonomi.

    Il dibattito in merito alla sicurezza che queste autovetture promettono è molto ampio. A suo parere fra quanto tempo si potrà dimostrare con certezza la loro attendibilità?

L’industria sta compiendo numerosi sforzi in questa direzione, dato che certificare la sicurezza di tale tecnologia rappresenta uno degli ostacoli maggiori alla sua diffusione. Auspico che si tratti di pochi anni, considerando anche i promettenti risultati diffusi da varie aziende nei loro Voluntary Safety Self-Assessments (VSSA).

https://www.nhtsa.gov/automated-driving-systems/voluntary-safety-self-assessment .

Quanto margine di controllo si lascia al conducente e quanto alla macchina automatica?

Affinché si possa parlare di guida davvero autonoma, è necessario che il veicolo sia in grado di gestire qualsiasi situazione si presenti. Idealmente non si parlerà più di conducente, le persone ricopriranno semplicemente il ruolo di fruitori del servizio.

Quanto tempo ci vorrà affinché la guida autonoma diventi un realtà anche in Italia?

Credo che lo scenario della guida autonoma in Italia sarà molto variegato. Nelle aree metropolitane più importanti del Paese sarà questione di alcuni anni (ipotizzando degli interventi normativi in tempi celeri), mentre nelle realtà medio-piccole e rurali bisognerà aspettare più a lungo.

Quali sono le industrie automobilistiche più attive nella progettazione e realizzazione delle auto a guida autonoma?

Ci sono numerose aziende attive, e molte di queste si occupano solamente di alcuni aspetti di autonomia (per esempio, sensori o mappe). Alcune aziende che testano le loro soluzioni di guida autonoma urbana su strada sono Waymo, Motional, Cruise, Aurora, Argo, Tesla, Zoox. Molte case automobilistiche tradizionali posseggono quote di alcune delle aziende citate.

Nel 2017-2019 ha lavorato nella NuTonomy, una start up che si è occupata della realizzazione di taxi a guida autonoma. Che ruolo ha rivestito in questo progetto?

Sono stato un membro del team di motion planning and control, e nello specifico mi sono occupato di progettare e implementare soluzioni avanzate di controllo che permettessero di eseguire manovre in maniera sicura e confortevole.

Quali sono gli aspetti critici che avete incontrato nella fase di sviluppo?

Passare da un prototipo ad una funzionalità vera e propria non è un gioco da ragazzi! Un aspetto critico è quello di testare estensivamente le nuove funzionalità prima di rilasciarle, e conciliare i tempi dei ricercatori con quelli dei professionisti che certifichino la sicurezza di determinate funzionalità.

di Marina D’Aulerio e Giuseppe Colameo