Campi di sterminio: ieri come oggi

Oggi, 27 gennaio, è il giorno della memoria. Oggi, 76 anni fa, le truppe sovietiche liberarono il campo di sterminio di Auschwitz, ponendo fine al genocidio degli ebrei e alla follia nazista di sterminare milioni di uomini solo perché ritenuti inferiori.

Oggi, però, 76 anni dopo, la storia non è ancora finita, perché il mondo è ancora pieno di campi di concentramento. Lager simili a quelli del Terzo Reich, dove le condizioni di detenzione forzata e privazione dei diritti sembrano non interessare alla comunità internazionale.

Ci sono campi di concentramento in Cina, i Laogai, in cui i detenuti sono prigionieri politici e gli appartenenti a minoranze etniche, sottoposti ad orari di lavoro massacranti, torture e condanne a morte. Ad oggi, otto milioni di persone sono imprigionate negli oltre mille Laogai esistenti. Ci sono campi di concentramento in Libia, le “Fabbriche della tortura”, dove sono detenuti quei migranti dell’Africa subsahariana che sognano l’Europa che, a sua volta, fa di tutto affinché restino lì. Lavori forzati e torture per gli uomini, stupri e trattamenti disumani per le donne, sono all’ordine del giorno. Situazione analoga, in Bosnia Erzegovina dove è situato il cosiddetto “Lager d’Europa”: migliaia di migranti si rifugiano in questo campo di accoglienza dove manca acqua ed elettricità e non è raro assistere all’impiego delle armi da parte delle “guardie di sicurezza”. Il tutto avviene di fronte all’indifferenza dei cittadini locali. Oltre a questi Paesi, anche negli Stati Uniti d’America, in Australia, in Bangladesh, in Turchia ed in altre parti del mondo vi sono milioni di persone che, mentre noi oggi ricordiamo gli orrori di 76 anni fa, questa mattina si sono svegliati vivendo quello stesso orrore, nella totale indifferenza del mondo.

Forse nel 2021, diremo addio al Covid-19, ma alle guerre, ai dittatori e alle barbarie che l’uomo è capace di provocare non possiamo ancora dire addio.ù

Lorenzo Iodice, III A