Sport e doping, il caso Iannone

Ormai è risaputo che il doping è una pratica illegale e causa di squalifica in qualunque tipo di gara sportiva.

Ma che cos’è esattamente il doping? Si tratta dell’assunzione di sostanze eccitanti, anabolizzanti per migliorare e potenziare le prestazioni psico- fisiche dell’atleta. Oltre a violare il codice morale, la sportività e la legge, chi si dopa danneggia anche il suo organismo rischiando anche la morte.

Tantissimi i casi di doping nel mondo dello sport. E’ il caso di Andrea Iannonne, motociclista di Moto GP. La sua carriera inizia nel 2004, all’età di quindici anni, quando, in sella all’Aprilia, partecipa al campionato Italiano e Spagnolo Velocità. Andrea, prima di arrivare al Gran Premio, ha gareggiato anche in classe 125 e Moto2 e con diversi riconoscimenti, fino al 2013 quando è entrato a far parte del team Premac Racing. All’inizio non ottiene ottimi risultati, anche per via di un infortunio alla spalla. Finalmente nel 2015 riesce a far parte della grande famiglia Ducati con cui ottiene il suo primo podio in Moto GP, con la terza posizione, e risultati decisamente migliori. Nel 2016 entrò in casa Suzuki e nel 2019 passò al team Aprilia, stesso anno in cui vi fu un avvenimento che segnò la sua carriera. Il 17 dicembre 2019 la Federazione Internazionale di Motociclismo sospese Andrea perché risultato positivo
alle prove antidoping. Nlle sue urine furono trovate tracce di steroidi anabolizzanti, probabilmente utilizzati per il Gran Premio della Malesia. Nel 2020 le analisi furono accertate e la conferma della presenza di sostanze dopanti comportò la squalifica per quattro anni del motociclista e l’eliminazione di tutti i suoi punteggi precedenti.

Questo caso, come tanti altri, dimostra che il doping è una pratica inutile, anti- sportiva e rischiosa per la salute e per la propria carriera.

Francesco Napoli, V DSA