5 quadri famosi sulla felicità

Un quadro visto da diverse prospettive e persone differenti, trasmette ad ognuno di essi qualcosa di unico e profondo che ritorna ad essere personale per ogni individuo.
Tra i mille capolavori ed opere d’arte che ritroviamo in vasti ed immensi musei 5 sono stati proclamati “Quadri della felicità”:
-“la Danza” di Henri Matisse
-“Bal au mouline de la Galette” di Pierre-Auguste Renoir
-“la Risata” di Umberto Boccioni
-“Arearea” di Paul Gauguin
-“la Promenade” di Marc Chagall
“La Danza”
Felicità è movimento selvaggio
Henri Matisse (1869-1954), con i colori accesi utilizzati nei sui dipinti (fucsia, verde acido, blu elettrico), è stato il pittore il pittore della felicità, chiamato per questo anche “fauves”. Nel quadro “la Danza” possiamo ben notare il significato di felicità che per Matisse veniva rappresentato nella danza; dipinge una felicità circolare in movimento formata da condivisione e pare quasi sentire la musica in sottofondo.
Vediamo raffigurati 5 ballerini che danzano tenendosi per mano (volti e corpi delineati appena), il blu e il verde fanno da contrappunto alla gioia; notiamo più acceso il rosa della pelle come i colori dello sfondo. Possiamo oggi trovare questo capolavoro all’Hermitage di San Pietroburgo.
“Bal au mouline de la Gallette”
Felicità è joie de vivre
In piana Belle Époque, al Mouline de la Gallette, sopra la “butte” di Montmatre , dove i giovani di Parigi con soli 25 centesimi si potevano garantire l’ingresso al locale e una porzione di frittelle rustiche, per trascorrere una domenica pomeriggio in compagnia di amici per divertirsi. L’impressionista romantico Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) racconta con quest’opera la felicità come frutto di spensieratezza, di quando si sta in compagnia: alcune coppie ballano, altri amici chiacchierano, il tempo corre veloce come la caratteristica vorticosa pennellata di Renoir che a luogo si appostò nel locale per riportare sulla tela l’energia vitale di quella domenica parigina.
“La Risata”
Felicità è ridere, ridere, ridere ancora
Per assaporare la felicità bisogna imparare l’arte della leggerezza, troviamo quindi in Umberto Boccioni (1882-1916) un dipinto di campione irriverente del Futurismo, precedente al viaggio a Parigi per in seguito “ritoccare” con l’insegnamento della novità cubista, secondo la quale la realtà ha svariati punti di vista.
Oggi conservato al MoMa, ritroviamo quest’opera piena di colore, con movimenti e sfrenata vitalità e canzonatura degli schemi; gli effetti principali alla prima vista del quadro ritroviamo l’effetto che ipnotizza, per un quadro non formato enorme.
“Arearea”
Felicità è evasione
Arearea va a significare la felicità in modo semplice e naturale di stare al mondo, in armonia con il creati e con i propri simili; vediamo come questo nome dà il titolo ad uno dei famosissimi capolavori di Paul Gauguin (1848-1903), con il più esotico e vagabondo degli impressionisti. In questo dipinto Gauguin descrive lo spirito di Tahiti, rifugio esistenziale del pittore francese, con pochi ma essenziali e semplici elementi.
Vediamo raffigurate due donne, sedute sotto un albero: una suona uno strumento a fiato mentre, in primo piano, un canefiuta il terreno, possiamo notare sullo sfondo altre tre figure femminili nell’atto di venerare una statua-divinità; possiamo notare la gioia negli occhi delle donne che vediamo raffigurate, i colori caldi della natura, e una vita semplice. Si avverte un senso di serenità e quotidianità.
La felicità per Gauguin si trovava nei riti quotidiani della giornata, di un popolo ben lontano dall’Europa. L’opera conservata oggi al museo d’Orsay.
“La Promenade”
Felicità è una cosa semplice

Nel quadro di Marc Chagall (1887-1985) l’artista ritrae se stesso mentre tiene per mano la moglie Bella (sposati da due anni e al tempo neo-mamma della primogenita Ida) e, nell’altra un uccellino, tenero simbolo del loro nido coniugale. I due sposini si trovano su un prato, sullo sfondo possiamo vedere una cittadina della Bielorussia dove vivevano all’epoca: in quest’opera Chagall è il ritratto della felicità perché, come si può notare, ha al suo fianco tutto ciò che ama di più al mondo. Bella (la moglie) non è da meno: possiamo vederla volare leggera, con un abito color viola (colore rappresentate la spiritualità su ogni cosa). I colori del quadro sono molto tenui di gesta quotidiane come raffigurato con il pic nic sul prato che si vede in basso a sinistra.
Con questo dipinto possiamo osservare e percepire che per Chagall la felicità è una cosa semplice, come una normale passeggiata con la persona che più ami e a te cara, la felicità domestica.

Mariachiara Giovanna Scardamaglio 2Q Classico Cambridge 2.0 – liceo Vico Napoli