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Covid e libertà di espressione: si può dire quello che si pensa senza conseguenze sugli altri?

“La libertà d’opinione è una farsa se l’informazione sui fatti non è garantita e se l’oggetto del dibattito non sono i fatti”. E’ quanto affermato da Hannah Arendt, filosofa e scrittrice tedesca che fa il paio con l’attuale emergenza sanitaria e la tanto acclamata libertà di esprimere il proprio punto di vista.
Oggi più che mai , ai tempi del COVID- 19, in una situazione di instabilità e insicurezza della popolazione, è fondamentale assicurarsi della attendibilità dei fatti e non esporre opinioni infondate .
Infatti, dal momento che le piattaforme per comunicare aumentano a vista d’occhio con un pubblico sempre più vasto, diventa facilissimo generare confusione, anche con una semplice frase sui social.
Inoltre, una volta che le notizie si accavallano tra di loro, cresce il panico generale che, ormai cosa ben nota, induce le persone ad agire in modo irrazionale, come svuotare i supermercati di beni di prima necessità.
Parte della paura generalizzata, soprattutto all’ inizi della pandemia, in una fase in cui si sapeva ancora troppo poco del nuovo virus, è stato in parte causato anche da opinioni contrastanti dei virologi, da cui ci si aspetterebbe professionalità e pareri basati solo su dati oggettivi e non contraddittori tra loro.
C’era chi ripeteva che si trattava di un’infezione appena più seria di una semplice influenza o chi ribadiva che la situazione era di gran lunga più grave. La nostra conoscenza sull’argomento era poca e si può giustificare una variabilità dei pareri , anche se non in modo così drastico. Non giustificabile, invece, che lo scopo di alcuni di scienziati non era quello di riassicurare la popolazione, ma di ottenere consensi e potere mediatico.
Verso la fine di febbraio 2020 , quando erano stati individuati i primi casi di COVID-19 in Italia, su Twitter la virologa Maria Rita Gismondo afferma: “A me sembra follia”, e ancora:“Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale”, o ancora: “Leggete , non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per coronavirus, uno”. Dichiarazioni svalutate completamente dal virologo Burioni, che in risposta alla collega, sempre Twitter , scrive: “In Italia, sono segnalati 132 casi confermati, mentre i contagi sono saliti a 152 e 26 di questi, sono in rianimazione (circa il 20%)”. Sono numeri che non hanno niente a che vedere con l’influenza (i casi gravi finora registrati sono circa lo 0,003% del totale)” [ fonte www.repubblica.it ]
La cosa più grave non è solo che l’affermazione della virologa Gismondo non era basata su
fatti sicuri, perché anche se fosse completamente vero che il COVID-19 non sia più grave di
una semplice influenza, cosa che con il tempo abbiamo riconosciuto come falsa, non si possono dare queste informazioni in pasto all’opinione pubblica senza contestualizzarle adeguatamente, perché esprimendo pareri radicati, minimizzando o anche ingrandendo il problema, in uno spazio così vasto come i social media dove il confine tra vero e falso è difficile da individuare, scaturiscono comportamenti esagerati da due poli opposti: con l’allarmismo si genera panico e la gente saccheggia i supermercati; minimizzando o non riconoscendo il problema, invece, vengono a mancare l’attenzione ed il valore di bene comune, necessari per fare la differenza quando la situazione era ancora in evoluzione e non era tanto grave, come nel febbraio 2020 .
I virologi tendono a prendere posizioni così estreme perché crea più scalpore agli occhi del pubblico e loro di conseguenza ricevono più visilibità .

Non tendono, invece, a prendere una posizione intermedia , che è quella che, a mio avviso, deve essere scelta in una situazione così delicata , perché il loro desiderio è fare scoop, mettersi in mostra: questo è assolutamente ridicolo per degli scienziati, di cui la gente si dovrebbe fidare ciecamente, dal momento che dovrebbero dare pareri oggettivi basati solamente
su dati scientifici attendibili o comunque assumersi una responsabilità etica ogni volta che
vogliono esprimere un’opinione che non è completamente verificata da fatti scientificamente provati .
È fondamentale, in questa circostanza, che i personaggi pubblici parlino con coscienza e responsabilità e sensibilizzino chi li ascolta al rispetto delle regole, unico modo che permette un abbassamento della curva epidemiologica .
Le parole di politici, di scienziati, di personaggi celebri si imprimono nella mente di molti cittadini, che , pur vivendo in democrazia con più fonti da cui informarsi, danno più peso alle dichiarazioni che passano attraverso la televisione, dove ad avere maggiore voce in capitolo sono i politici e i virologi. Sui social media, hanno maggiore visibilità gli influencer: basti pensare che Giuseppe Conte si era rivolto all’influencer Chiara Ferragni, dal grandissimo impatto mediatico, per sensibilizzare i più giovani.
E’ necessario prestare molta attenzione alla comunicazione mediatica. Ci vuole davvero poco, una parola in più, per generare odio: all’ inizio dell’epidemia diffidenza e discriminazione nei confronti dei cinesi guardati come “untori” venivano promosse anche sui social, perché, in modo fuorviante, si sentiva la preoccupante esigenza di individuare un capro espiatorio su cui scaricare la pandemia, dimenticando il valore della solidarietà.
Lo stesso governatore della regione Veneto, Luca Zaia, il 28 febbraio, con un numero ancora limitato di vittime e contagi nella sua regione, dichiarava in un’intervista a una televisione locale, evidenziando “l’igiene del nostro popolo”, che: “La Cina ha pagato un grande conto di questa epidemia, perché li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi”. [ fonte wired.it ] .
Parole sono puramente demagogiche, forse volte all’ottenimento del consenso pubblico attraverso l’accanimento verso la comunità cinese.
Le parole dei politici sono prese come riferimento da molti cittadini ed è importante che loro facciano un buon uso della propria libertà di espressione , diffondendo messaggi di solidarietà e non di odio .
Sarebbe opportuno divulgare solo informazioni fondate sulla verità dei fatti, perché se una figura politica parla con argomentazioni non validerischia, inoltre, di perdere completamente credibilità .
Grave fare affermazioni come quelle dell’ex- presidente Trump che il 24 aprile affermava: “Vedo che il disinfettante uccide il virus in un minuto. Un minuto. C’è un modo di fare qualcosa del genere, mediante iniezioni all’interno o una sorta di pulizia? Sarebbe interessante verificarlo” .

Le parole di personaggi di scienziati e politici resteranno sui libri di storia , trasmetteranno un’immagine di noi alle generazioni future ed è per questo che dobbiamo fare buon uso della nostra libertà di espressione, con parole che diffondano messaggi di verità e solidarietà a tutta la popolazione .

Giulia Cuozzo, III C