L’arte della ‘resilienza’ contro il Covid-19

Da quasi un anno ormai il virus è entrato bruscamente nelle nostre vite, fermandole e togliendo colore alle giornate che le componevano: fortunatamente ad aggiungere un po’ di brio è arrivata la street-art.

In questa situazione difficile, che sembra non avere mai fine, nelle nostre orecchie risuonano ormai solo le tristi parole che annunciano gli andamenti della pandemia e le vittime che quotidianamente miete. Siamo in continua attesa di nuove regole da seguire e divieti da rispettare. Così davanti a tutte queste emergenze, che di bello sembrano avere ben poco, ci stiamo dimenticando di  ciò che da sempre ha fatto apprezzare la bellezza all’umanità: l’arte.

In un anno pieno di restrizioni alle libertà individuali, l’arte continua a fornirci la libertà di pensiero e di espressione e nonostante l’immobilità del periodo la produzione artistica non si è mai fermata, riuscendo a toccare le nostre sensibilità e tenere viva la fiaccola della speranza in noi.

Questo è possibile perché l’arte è sempre stata un comodo rifugio per gli uomini tormentati dalle preoccupazioni della vita. L’arte, sebbene possa sembrare muta, ha una voce forte e marcata, una voce che nei secoli non si è stancata di celebrare le emozioni, di qualsiasi natura esse siano; ma l’arte ha anche delle mani, con le quali plasma le nostre percezioni del mondo; ha degli occhi con cui coglie ogni singolo particolare e lo interpreta in modo che agli occhi di  tutti si trasformi in un potenziale capolavoro. Insomma l’arte ha una propria vita, che ha superato il limite del tempo ma che nonostante la sua esistenza, per così dire, “eterna” riesce sempre a stupire.

Se l’arte è così importante, allora forse sarebbe opportuno trovare un momento di pausa per fermarsi a contemplarla anche al giorno d’oggi. Un’azione che potrebbe sembrare complicata in tempi in cui musei, gallerie d’arte, cinema e teatri sono stati costretti a chiudere le loro porte al pubblico per far fronte all’emergenza sanitaria. Ma fortunatamente, l’arte ha saputo adattarsi anche a questa evenienza, uscendo dai  confini dei musei e proliferando nelle strade delle città, che per mesi hanno vissuto una fase di letargo a causa del Covid-19.

Molti artisti hanno infatti deciso di dare forma ai loro pensieri, sviluppati nella solitudine del lockdown, in modo che proprio questa lontananza forzata desse vita in realtà ad un’intensa comunicazione e solidarietà tra i cittadini del mondo. Per fare questo però, questi artisti hanno scelto di utilizzare una tela particolare: i  muri delle strade cittadine, che con creatività  e fantasia sono diventati opere d’arte e simbolo della “resilienza” contro il nostro peggior nemico: il virus.

E così, le città che sembrano solo ora riprendere gradualmente le loro attività, hanno cambiato aspetto per mano di artisti, talvolta anche amatoriali, che si allontanano dallo stereotipo di pittori. Con le loro abilità questi street artist sono stati capaci di regalarci opere degne di nota.

Non si può far a meno di iniziare dal celebre Banksy, artista celato nell’anonimato, che ha raccontato la storia dell’epidemia sia con murales scherzosi, come quelli di un’anziana che starnutisce violentemente, sia con murales più educativi, che omaggiassero il lavoro del personale sanitario che da eroi, come li ha rappresentati Banksy, hanno preso in mano la situazione e fatto il possibile per contenerla.

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Se per Banksy medici e infermieri sono dei nuovi eroi, nei murales in loro onore Tvboy ha deciso di renderli come dei veri e propri angeli custodi che hanno vegliato e continuano a vegliare su di noi. Non è mancata poi la sensibilizzazione all’uso di mascherine e strumenti per la protezione individuale, resa scherzosamente con caricature e adattamenti di opere di fama mondiale in epoca moderna.

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Ma la drammatica situazione e la reclusione forzata non sono state d’ispirazione solo per gli artisti britannici ed italiani: tutto il mondo è stato investito dalla vivacità di queste opere coloratissime, dalla Norvegia in cui Pøbel ha spezzato il freddo nordico ritrarre l’amore al tempo del Covid, al caldo Brasile, i cui murales, raffiguranti cinque bambini di religione differente, mandano un chiaro messaggio di una salda alleanza, in grado di superare anche le barriere culturali.

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La street art è riuscita anche a superare i conflitti della Striscia di Gaza, terra già protagonista di terribili stragi.

Ultima delle innumerevoli opere d’arte covid-friendly ma sicuramente non per importanza è la serie di murales realizzati dagli indigeni nella capitale peruviana, un’arte che secondo la tradizione locale cura e guarisce. Parliamo di murales legati alla tradizione artistica kenè, i cui disegni geometrici che traggono origini dalla storia più antica di questo popolo sono già stati dichiarati patrimonio  nazionale. Un’arte dai colori sgargianti la cui memoria è nelle mani della sola comunità indigena degli Shipibo, una tribù con tradizioni affascinanti che con la creazione di queste opere è diventata anche un messaggero di speranza.

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E questo è stato solo un assaggio di come l’arte sia riuscita ancora una volta a convertire una situazione buia in una possibilità per creare qualcosa di magico in questi giorni monotoni. L’arte non si fermerà davanti a nulla e chissà quali altri capolavori ci riserverà in futuro: non possiamo far altro che aspettare e continuare ad osservare il mondo con occhi curiosi sulla strada che l’arte ci ha già illuminato.

Gaia Dallaserra, 3ACL