Mafia, politica e finanza: un legame sempre più forte.

Le mafie ormai rappresentano un fenomeno criminale sempre più transnazionale. Esiste un trinomio ormai indissolubile: mafia, politica e finanza. La mafia si potrà sconfiggere se si spezzeranno questi tre legami che consentono al crimine organizzato di diventare sempre più potente e pericoloso. La mafia è entrata a pieno titolo in politica, nella finanza e nel mondo virtuale, per questo non conosce crisi.

 

Ne hanno parlato con Vincenzo Musacchio – giurista, docente di diritto penale e tra i massimi studiosi di criminalità organizzata – gli studenti della School of Public Affairs and Administration della Rutgers University di Newark negli Stati Uniti.

 

Professor Musacchio, perché le mafie sono così potenti?

Sono potenti perché hanno legami con la politica, il mondo economico finanziario e con la società civile. Le mafie sono accettate e tollerate perché spesso convengono a molti. Questa è la vera sciagura.

Nel tempo sono cambiate?

Assolutamente sì! Negli ultimi anni hanno sostituito quasi del tutto l’utilizzo della violenza con il metodo corruttivo. Meglio corrompere che uccidere. Potremmo sintetizzare in americano: “Better to corrupt than to kill”. La corruzione serve alle mafie per produrre e assicurarsi ricchezza nel più assoluto silenzio.

È ancora legata al territorio o ormai è un fenomeno globale?

Le basi logistiche e di comando sono sempre territoriali (Sicilia, Calabria, Campania, Puglia) ma l’organizzazione delle nuove mafie è simile ad una multinazionale che ha sedi aggiunte in ogni parte del mondo. L’avvento degli stupefacenti ha arricchito le mafie in maniera inimmaginabile e la globalizzazione e la finanza internazionale hanno fatto in modo che diventassero un fenomeno criminale transnazionale. Le mafie oggi sono vere e proprie “holding miste” che fanno affari in ogni settore dell’economia legale e illegale e dominano i mercati con le loro enormi risorse finanziarie. I soldi delle mafie convengono anche ai mercati, di conseguenza, politica ed economia hanno interessi spesso in comune con i mafiosi.

Per voi italiani è così difficile contrastare la mafia?

No, non lo è affatto. Se si volesse la mafia potrebbe essere sconfitta così come fu sconfitto il terrorismo. Il problema è che dalla fine del “Maxiprocesso” e con la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino la lotta alla mafia, di fatto, si è fermata. Secondo Borsellino politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. Io credo che dopo le stragi di Capaci e Via d’Amelio si siano messi d’accordo. Oggi la politica sempre più spesso si serve del sostegno elettorale mafioso, in cambio garantisce appalti e sovvenzioni. In un simile contesto, lottare le mafie è quasi impossibile.

Durante questa crisi pandemica globale le mafie cosa fanno?

Qualsiasi crisi, di qualsiasi genere, per le mafie è un’opportunità da cogliere al balzo. Terremoti, pandemie, crisi finanziarie e bancarie, sono tutte situazioni dove lucrare senza pietà per nessuno. Questa è la mafia moderna che ha grandissime capacità di adattamento al momento storico in atto. Nei momenti di crisi economica, chi ha i soldi detta legge e le mafie li hanno e anche tanti.

Quanto conta la scuola nella lotta alle mafie?

Direi che è decisiva, in special modo in prospettiva futura. Il mio maestro Antonino Caponnetto sosteneva, a ragione, che la mafia temesse la scuola più della giustizia e che l’istruzione togliesse erba sotto i piedi della cultura mafiosa. Come dargli torto? La conoscenza e lo studio sono determinanti nella lotta contro le mafie. È impossibile pensare di combatterle solo con le leggi, la polizia e la magistratura. La scuola ti porta a ragionare e ai mafiosi chi ragiona, e conseguentemente è libero, non piace.

Non occorrono anche nuove leggi?

Ovviamente sì. Per combattere le mafie transnazionali occorrono norme internazionali e cooperazione tra forze di polizia e magistratura a livello sovranazionale. Per evidenziare la mutabilità e l’evoluzione delle mafie vi dico che quando lo Stato lottava le mafie a livello nazionale, loro già operavano a livello europeo, e quando l’Europa avrà una legislazione idonea a combatterle, le mafie avranno già consolidato il loro potere a livello internazionale. Questo per farvi comprendere che le mafie sono sempre un passo avanti rispetto agli Stati che vorrebbero combatterle.

Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). E’ ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.