L’intelligenza artificiale, la IA, ha ormai conquistato il cuore dell’uomo aiutandoci quotidianamente in tutto, sia per piccole che per grandi cose. È infatti possibile trovarla nei dispositivi di riconoscimento visivi e vocali, come per lo sblocco di un comunissimo cellulare, come anche nel campo medico. Ma cos’è realmente l’IA? L’intelligenza artificiale è quella capacità o ramo dell’informatica in cui un sistema hardware o software risolve problemi o svolge azioni tipicamente umane, caratterizzate infatti dall’agire e dal pensare razionalmente e umanamente. Si sviluppa per la prima volta nel 1956 nel New Hampshire, in America, e venne teorizzata e poi applicata alla medicina dalla Wellcome trust nel 2018 a Londra, così da poter ottimizzare i processi di diagnosi, sperimentazione farmacologica e di comunicazione col paziente. Un esempio concreto è Buoy Health, un controllore di sintomi e cure basato su un chatbot che ascolta i sintomi di un paziente e le sue preoccupazioni per la salute, guidando il paziente al percorso di cura corretto in base alla sua diagnosi. Change Healthcare invece ha presentato un nuovo modello di intelligenza artificiale che estrae automaticamente i dati diagnostici dalle note cliniche per ottimizzare l’efficienza delle revisioni automatizzate. Oppure ancora Berg, una piattaforma che mappa le malattie velocizzando la scoperta e lo sviluppo di farmaci innovativi. L’intelligenza artificiale già diffusa in tutto il mondo continuerà il suo progresso entrando sempre più nella società umana e proprio per questo nascono le prime preoccupazioni, soprattutto nell’ambito lavorativo. Lo stesso Stephen Hawking preoccupatamente disse: “Questo lento ma progressivo miglioramento, circa l’efficienza delle IA, porterà senza ombra di dubbio alla sparizione completa dell’uomo, nei casi più estremi, certo”. Può la macchina sostituire l’uomo? La risposta è no, l’umanità dell’uomo è inimitabile, in particolar modo in medicina in cui il buono dell’umanità si distingue.
Alessandro Mollura 5Dsa
