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Brexit, come faranno gli inglesi senza di noi (e come mangeranno)?

Di Anna Galli

Il 31 dicembre 2020, alle 23 ora di Londra, il gigantesco Big Ben con undici rintocchi monumentali segna la fine di una lunga amicizia tra Inghilterra ed Europa e sancisce l’inizio di una nuova era, diversa e piena di incognite. Se per alcuni è stato solo un cambiamento ancora da definirsi chiaramente, da altri è stato visto come un vero disastro e una perdita. E tra questi ci siamo noi, gli italiani, soprattutto coloro che vivono in UK, ma anche per i britannici non sarà una strada tutta in discesa. Il Regno Unito, dopo più di 4 anni dal referendum sulla Brexit, si è ridotto all’ultimo mese disponibile prima del no-deal per trovare un accordo commerciale con l’Ue; senza un accordo commerciale con l’Ue l’Inghilterra avrebbe infatti subito gravi perdite.

 Il primo effetto pratico di una Brexit no deal sarebbe stato infatti una vistosa riduzione nella scelta alimentare, soprattutto per quanto riguarda i prodotti freschi. I cibi freschi, non potendo essere immagazzinati, sono quelli la cui fornitura è più soggetta al rischio interruzioni quando il Regno Unito si ritroverà a commerciare con l’Unione in base alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, il che significa che tutte le importazioni e le esportazioni sarebbero soggette a controlli alle frontiere, quote e tariffe.  

Secondo il Telegraph, molti supermercati hanno già accumulato pasta, farina, prodotti in scatola e riserve extra di alimenti non deperibili ed essenziali, come la carta igienica, per contrastare la minaccia di turbolenze nei porti della Manica allo scattare del 1 gennaio.

Inoltre la spesa alimentare (soprattutto di alcuni generi come carni e formaggi) sarebbe  destinata a subire un aumento considerevole, se si pensa che ad oggi circa il 30% del cibo presente nei supermercati inglesi viene importato dall’Ue. La media delle tariffe europee è di circa il 2,8% per i prodotti non agricoli, ma del 10% per le automobili e di oltre il 35% per i prodotti lattiero-caseari. La National Farmers Union (NFU) ha avvertito che una Brexit senza accordo sarebbe “catastrofica” per l’agricoltura britannica, costando al settore 1,36 miliardi di sterline in prelievi extra.

Ma i problemi non sono limitati solo all’ambito alimentare. La fornitura di medicinali sarebbe soggetta a interruzioni nei porti della Manica, anche se il governo assicura che il no deal non minerebbe la capacità del Paese di rispondere alla pandemia.