Intervista alla psicologa Livia Cavadi

Durante questo periodo difficile dovuto al distanziamento sociale, alla situazione creatasi dal COVID e alle conseguenti restrizioni, molti adolescenti si sono trovati in difficoltà con la propria salute mentale. Ne parliamo con Livia Cavadini, psicologa e psicoterapeuta di 47 anni attiva nell’area del Milanese.


Buongiorno, innanzitutto le chiediamo di presentarsi.
Sono laureata in Psicologia all’Università Cattolica di Milano. Dopo aver iniziato a lavorare ho deciso di approfondire gli studi con la scuola di specializzazione in Psicoterapia ad orientamento psicoanalitico per adulti e gli adolescenti. Ho fatto un corso di specializzazione sulla tecnica EMDR (trattamento dei disturbi post traumatici), un tirocinio nell’ambito dell’anoressia e un tirocinio di specializzazione al Centro di psicologia per l’adolescente. Ho iniziato a lavorare nel 2000 per il Telefono Azzurro, prima come operatrice e poi come aiuto coordinatore. Successivamente sono approdata nell’ambito dei servizi pubblici, sia nell’area sanitaria (consultori familiari), sia nell’area dei servizi sociali, sempre soprattutto per la parte di interventi di valutazione e trattamento di minori in difficoltà, su mandato dell’Autorità Giudiziaria. Opero, inoltre, in uno studio privato. Viviamo una fase molto delicata dovuta all’emergenza sanitaria da COVID-19.

Sono aumentate dal suo punto di vista le richieste di aiuto da parte delle persone e, in specifico, dagli adolescenti?
Per quanto riguarda le richieste d’aiuto da parte delle persone nei servizi pubblici, non mi sembra che siano aumentate in maniera significativa. Sicuramente sono state apportate parecchie agevolazioni per entrare in contatto con un aiuto psicologico, quindi direi che è più facile accedere alle strutture e alle risorse. A mio parere c’è più possibilità per le persone che hanno bisogno di ricevere rapidamente risposte e spazi di ascolto o percorsi di sostegno vero e proprio.
Quindi un aumento significativo del numero degli accessi direi di no, magari qualche caso in più, ma non è una situazione drammatica, forse perché comunque questa facilità di accesso ai servizi permette di dare una prima risposta che è sufficiente alle persone per risolvere i loro problemi. Ho notato che il tempo libero ha consentito alle persone di potersi soffermare un po’ di più sul loro disagio e di avere una maggiore presa di consapevolezza. C’è, forse, un maggiore bisogno di sostegno nell’immediato, che si risolve attraverso colloqui telefonici e le linee di pronto intervento; non sempre poi queste richieste necessitano in percorsi di sostegno vero e proprio.

Come le sembra che gli adolescenti stiano vivendo questa situazione?
Il panorama è variegato. La maggior parte ha vissuto e sta vivendo abbastanza bene questo periodo. Gli adolescenti si adattano rapidamente. La situazione, per certi versi, ha alleggerito tutta una serie di pressioni e di richieste e, quindi, alcuni ragazzi si sono sentiti più liberi, seppur confinati in casa. Il confronto diretto con il gruppo dei pari e con i professori è diminuito a favore di una “vita” a maggiore contatto con i genitori. È anche vero che, se ognuno si rinchiude nella propria stanza, si riscontra anche tanto isolamento. Apparentemente non è un cataclisma, però sicuramente si stanno accumulando un po’ di fatiche per quanto riguarda la mancanza di contatti.
Alcuni adolescenti hanno avuto e stanno avendo dei problemi. Infatti si è registrato un aumento dei disturbi alimentari e, ovviamente, per le situazioni dove c’è conflitto familiare, il vivere tutti a stretto contatto con i ritmi così particolari, può aumentare la conflittualità. Questa situazione di limitazione è sentita di meno dagli adolescenti per la possibilità di avere contatti, anche se limitati, tramite i social media. Inoltre gli adolescenti sono i primi che approfittano di uscire, se c’è la possibilità, anche solo per passare del tempo assieme agli amici.

Quali sarebbero i modi per affrontare questo momento al meglio? Quali suggerimenti ci può dare?
I migliori suggerimenti per gli adulti sono crearsi delle routine e cercare di vincere l’isolamento tenendo comunque i contatti e sfruttando le possibilità di movimento che ci sono per fare lo stesso qualcosa. Bisognerebbe anche cercare di non essere eccessivamente opprimenti o esasperanti nei confronti dei comportamenti dei figli. Per quanto riguarda i giovani è difficile dare suggerimenti, però sicuramente potrebbe essere utile prendere in considerazione il contatto con una delle linee di ascolto disponibili che possono consentire una chiacchierata fuori dalla vita familiare e, quindi, magari la possibilità sia di sfogarsi, sia di prendere in considerazione anche altri punti di vista.

Alice Corvi 3AL