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Covid e limitazioni della libertà di movimento, che cosa dice la Costituzione

Dall’inizio del 2020, con l’arrivo della pandemia del COVID-19, il diritto alla libertà di movimento e quello alla salute sono correlati più che mai e col tempo, e con l’insofferenza della gente, è più che normale domandarsi il perché di tutte queste restrizioni.
Nonostante la chiara formulazione del diritto alla libertà di movimento, il diritto internazionale non ha ancora i mezzi necessari per permettere agli Stati di applicare con rigore il diritto di decidere le norme sull’ingresso nei propri confini, riconosciuto come uno degli aspetti più importanti della sovranità. Tuttavia, la possibilità di varare leggi o decreti al fine di impedire o limitare il movimento dei cittadini all’interno dei confini nazionali è regolamentata dalla Costituzione di ogni singolo paese. Infatti, sebbene ogni individuo abbia diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni nazione, la legge ha il potere di stabilire delle limitazioni per rispettare i diritti e la libertà altrui per qualunque ragione, tranne quella politica. Nell’articolo 16 della Costituzione Italiana, sono menzionate esplicitamente le limitazioni che salvaguardano la salute dei cittadini, motivo per cui è necessario sapere come relazionarsi con entrambi i diritti senza ledere la sicurezza dell’individuo.
Come recitato dall’articolo 32: “La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Alla sua base c’è il diritto ad un ambiente salubre, alle prestazioni sanitarie e alla libertà di cura, ovvero la capacità dell’individuo di accettare o meno le cure o i trattamenti. Le istituzioni si astengono da azioni che comporterebbero lesioni dei diritti (libertà di cura) ma devono garantire il diritto ai trattamenti sanitari, predisponendo le strutture e le apparecchiature.
Lo Stato può, dunque, limitare il diritto alla libertà di movimento dal momento che le istituzioni devono garantire le condizioni ideali per la sanità e la mobilitazione può essere ridotta per motivi sanitari.

A questo punto sorge spontaneo domandarsi il perché, nonostante sia chiaro, lo Stato abbia avuto difficoltà nel coordinare le varie decisioni. E’ importante sapere che, quando si parla di sanità, si deve prendere in considerazione che la tutela della salute, a differenza dell’assistenza sanitaria ed ospedaliera, è a carico delle regioni che, però, non hanno un ruolo
decisionale sulle limitazioni degli spostamenti. Lo Stato stabilisce, quindi, limitazioni per tutelare il diritto alla salute nonostante non debba tutelarlo.
Ciò è stato reso possibile dall’urgenza con la quale lo Stato ha dovuto contenere e prevedere i
danni della pandemia. Le limitazioni moderano i contagi in luoghi pubblici o privati ed evitano il sovraffollamento degli ospedali e la loro conseguente crisi.
In realtà, è evidente che la scarsa efficienza degli ospedali sia una netta conseguenza dei
numerosi tagli al Fondo Sanitario Nazionale, i cui effetti sono la mancanza della considerazione della manutenzione delle strutture, la mancanza di norme riguardanti l’impiego dei macchinari, la scarsità dell’attrezzatura e dei posti letto e soprattutto l’assenza di personale. Durante e dopo la prima ondata non sono stati emanati dei bandi per il settore ospedaliero, rendendo gli operatori sanitari dei potenziali vettori del virus, poiché a contatto con un numero poco quantificabile di pazienti. Insomma, le limitazioni contengono l’aumento dei contagi ma non tutelano gli operatori sanitari, penalizzati dall’impossibilità di essere sostituiti, lo Stato contribuisce alla crisi sanitaria con ingenti tagli dei fondi e, a causa della crisi economica, sarà maggiormente obbligato a farlo, condannando il sistema ospedaliero al collasso, e, infine, la mancanza di sensibilità e di educazione sanitaria da parte dei cittadini calca il declino del nostro Paese. È tardi per pentirsi ma non è mai troppo tardi per migliorarsi, come Paese abbiamo l’obbligo e il dovere morale di restituire la dignità alle persone che ci hanno lasciato a causa di questa pandemia. Non si possono pretendere i diritti senza che si rispettino i doveri.

Benito Sarnelli IIIC