CACCIATO DI CASA PERCHÉ GAY

Molte sono le storie di discriminazione a cui si può assistere o che ci vengono raccontate. Spesso per strada si sentono commenti sprezzanti rivolti a ragazzi che tengono per mano altri ragazzi, oppure rivolte a ragazze che si baciano per strada. Le persone a volte possono essere spregevoli, e non resta che rifugiarsi nelle proprie case, e circondarsi dell’amore dei genitori e dei fratelli. Purtroppo non è quello che è successo a Jo, un ragazzo ora trentottenne di Monreale. All’età di trent’anni Jo decide di comunicare alla sua famiglia, di testimoni di Geova, il suo orientamento sessuale, sperando di trovare almeno in loro un punto di appoggio.

La madre, il fratello e la sorella decidono però di respingerlo, considerando il suo orientamento sessuale una perversione, e un affronto al loro Dio. Lo confinano perciò nella sua camera, senza rivolgergli la parola e comunicando con lui solo tramite fogli appesi alla porta della sua stanza da letto.

Jo racconta ai microfoni di FanPage, che il cibo gli veniva passato con un vassoio, come in carcere; e che era costretto a farsi la doccia durante la notte, così che la sua famiglia non lo dovesse vedere. Fino a quando un giorno trovò le sue valigie pronte e il suo letto disfatto. Con un nodo in gola Jo mostra alle videocamere di FanPage le lettere scritte a mano dalla madre in cui lo sollecitava ad andarsene di casa, pur sapendo della condizione del figlio: infatti a causa della situazione stressante Jo aveva perso il lavoro ed era entrato in una forte depressione che lo spinse più volte in ospedale. Ora è guarito dalla depressione e da otto anni vive da solo in completa autonomia, senza nessun tipo di aiuto economico né tanto meno emotivo della madre. La storia di Jo è una storia che ci insegna tanto:a non darsi per vinti e che insegna a non sentirsi mai sbagliati per ciò che si è, e per ciò che si ama. 

Articolo di Matilde Zamboni