“Agorà” un film su Ipazia di Alessandria

Agorà è un film del 2010, dedicato a Ipazia di Alessandria, simbolo della libertà di pensiero  e dell’indipendenza femminile.

Matematica, filosofa, astronoma, arrivò a formulare ipotesi sul movimento della Terra e cercò di superare la teoria tolemaica della Terra al centro dell’universo. Inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio, aderì alla scuola neoplatonica. Insegnò e divulgò, fra i suoi discepoli, le conoscenze matematiche, astronomiche e filosofiche all’interno della Biblioteca di Alessandria, la più importante istituzione culturale esistente a quei tempi (fine del IV e inizio del V secolo).

In un clima di fanatismo, di opposizione alla cultura e alla scienza in nome della crescente religione cristiana, Ipazia venne trucidata e lapidata da una folla di esaltati. “Il suo essere donna, in un clima di fanatismo religioso, fu un aggravante per la sua posizione di persona di libero pensiero. La religione cristiana in espansione non accettava che la donna potesse avere ruoli importanti nella società, men che meno una posizione libera come quella sua, capace di aprire le menti e di non inchinarsi a nessun dogma. In un clima in cui si imponeva di girare con velo e di restare chiusa in casa, in posizione di subordinazione all’uomo, non poteva essere accettato che una donna formulasse ipotesi sul funzionamento del cosmo intero”.

Agorà, in quanto film storico, risulta piuttosto in linea con i fatti reali.

Ipazia non rispecchia di certo il classico stereotipo di donna. E’ una convinta sostenitrice della distinzione tra religione e conoscenza, rappresenta una provocazione per la sua condotta indipendente, per l’impegno civile e per la sua influenza politica. Carismatica, coraggiosa, libera. La sua vita si conclude con una morte tragica: lapidata e fatta a pezzi. “Una folla di monaci venuti dalle aride zone limitrofe e di parabolani circondò in pieno giorno Ipazia sulla porta di casa sua. La trascinarono a forza di percosse fino all’interno di una chiesa, e lì la spogliarono e squartarono, strappandone la carne con cocci e tegole, dopodiché bruciarono i suoi poveri resti per cancellarne il ricordo. Questo brutale atto somigliava a un sacrificio umano in un rituale di inaudita ferocia, come se fosse stata immolata una vittima a un dio barbaro”.