Adolescenza al tempo del Covid-19

La pandemia da Covid-19 ha sconvolto la vita degli adolescenti.  Il passaggio dalla  normale quotidianità all’essere rinchiusi dentro una “gabbia” è stato improvviso, con pesanti ricadute in ambito sociale e psicologico.
Soprattutto nella prima fase di lockdown nazionale, il continuo flusso di notizie era incentrato sui contagi giornalieri, sulle ospedalizzazioni e le morti. Ma i giovani sono stati dimenticati e non si è parlato dei disturbi psicologici che l’emergenza sanitaria ha provocato. Non è stata posta l’attenzione sull’aumento dei casi di anoressia, di bulimia, dell’incremento dell’Hikikomori, in cui una preesistente  solitudine psicologica ha fatto il paio con quella fisica.
Tutto quello che il governo italiano ha fatto per le nuove generazioni, è stato inserire la Didattica a Distanza, per garantire la continuità scolastica, senza aggiungere altro.
Gli adulti si sono dimenticati dell’universo giovanile, fatto di gioia e spensieratezza, ma anche dei primi amori, di pigiama party, di interessi da coltivare fuori casa e dello stare insieme.
In “gabbia”, ogni adolescente si è “rifugiato” nei social e, da lì, sono iniziate le catene di challenge, le dirette e tutto il resto. I giovani sono diventati un tutt’uno con il mondo digitale. Da un lato, forse, è stato un bene, ma dall’altro è stato ed è un danno, fisico e psicologico.
L’unico aspetto positivo di esserci ritrovati rinchiusi, per tutti, è stato capire il valore dei piccoli gesti, degli abbracci e dei sorrisi mancati. Come nel testo di una canzone di Mr. Rain: “Capisci il valore di ciò che hai fino a quando non lo perdi”.

Foto e testo di Chiara Barbarino, II QL