PENA DI MORTE: PUNIZIONE ESEMPLARE O BARBARA PUNIZIONE? 

L’intellettuale teologo Tommaso D’Aquino nell’Europa medievale del XIII secolo caratterizzata da oscurantismo, violenza e superstizione, potevano essere ancora attuali nella Francia illuminista del 1700 pronuciava queste parole: «Come è lecito, anzi doveroso, estirpare un membro malato per salvare tutto il corpo, così quando una persona è divenuta un pericolo per la comunità o è causa di corruzione degli altri, essa deve essere eliminata per garantire la salvezza di tutta comunità» (Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae II-II, 29, artt. 37-42).

La Francia si era affacciata al nuovo secolo come uno dei primi stati moderni e progressisti portatore dei principi illuministi, dando i natali a intellettuali come Montesquieu e Voltaire. Tale corrente filosofica si iniziò a diffondere a macchia d’olio in tutta Europa, trovando come terreno fertile soprattutto l’Italia di Pietro Verri e Cesare Beccaria, la Russia di Caterina II e l’Austria di Maria Teresa. In un clima più aperto e meno oppresso dall’oscurantismo religioso, questi pensatori avvertirono la necessità di porre le basi di quelli oggi chiamati diritti fondamentali dell’uomo. Il principale argomento trattato fu di certo la pena di morte. Riguardo a ciò si mossero parallelamente Cesare Beccaria e Pietro Verri. Infatti il primo nel 1764 scrisse e pubblicò l’illustre e famosissima opera, che influenzò la maggior parte dei sovrani europei grazie alla traduzione dei philosophes francesi, ovvero “Dei delitti e delle pene”. Tale testo, messo all’indice da parte della Chiesa pochissimo tempo dopo la pubblicazione anonima, addirittura nel 1766, fu rivalutato come un vero e proprio capolavoro che cambiò il modo di vedere la giustizia, non più come una vendetta giustificata dalla legge, ma come un esempio morale di comportamento corretto che si deve riflettere anche sul resto della comunità.

Fino a quel momento, a causa di una mancanza di legislazione giuridica, la pena veniva inflitta secondo la legge del taglione, quindi rispondendo equamente al delitto commesso, e di conseguenza, in caso di omicidio, veniva applicata la pena di morte. Beccaria non è del tutto contrario a tale provvedimento estremo, ma sostiene che debba essere eseguito in due casi specifici, ovvero se il reo può causare danni o all’interno della prigione o all’esterno di essa. 

Nell’arco dei secoli l’uomo ha escogitato mille modi, sempre più fantasiosi e dolorosi, per dare la morte al proprio simile. Tra i metodi principali per eseguire una condanna a morte utilizzati sin dall’antichità fino al Medioevo, possiamo trovarne alcuni più semplici, quali l’impiccagione, decapitazione, annegamento, lancio da un dirupo, lapidazione, crocifissione, rogo, sbranamento, sotterramento, trafissione con frecce, impalamento, morte per fame e sete , sparo di cannone, e altri più complessi come l’allungamento, bollitura, garrota, metodo del cavallo, letto incandescente, pressatura, posa del calderone, morte da insetti, metodo del pendolo, vergine di ferro, scorticamento e infine ruota.

Ma nel corso del ‘700 si diffuse soprattutto in Francia, dove rimase in voga fino al 1977,  l’utilizzo di un ulteriore strumento, chiamato ‘macchina della morte istantanea’: la ghigliottina. Questa era  formata da una base sulla quale si fissavano due montanti di 4 metri distanziati tra loro di 37 cm poi uniti da una barra, sulla quale veniva montata una puleggia, ovvero un disco girevole nel quale vi era avvolta una fune che permetteva alla lama di scendere e salire. 

Come scritto in precedenza, tale macchinario fu utilizzato soprattutto in Francia nel periodo contemporaneo e successivo alla Rivoluzione Francese, infatti vennero condannate a morte più di 35000 persone, colpevoli di aver turbato l’ordine pubblico o anche d’aver semplicemente manifestato ideologie politiche avverse a quelle rivoluzionarie; fra questi si ricordano Luigi XVI e Maria Antonietta.

In ultima analisi, si può affermare che le parole di Tommaso D’Aquino venissero interpretate alla lettera da Marat e dai suoi compagni durante il periodo del Terrore e ciò mette in luce la contraddizione di quello che fu, il ‘700, un secolo molto contradditorio, che si aprì con idee e pensieri illuministi e progressisti, che miravano a porre le basi per una società fondata su equi diritti umani, tra cui l’abolizione della pena di morte, ma si concluse con una strage di civili attuata proprio tramite tale processo.

Ma come si può giustificare che anche nel XX-XXI secolo in alcuni stati, tra cui la suddetta Francia e gli Stati Uniti d’America, che si definiscono il paese più progredito, sia ancora applicata tale punizione? C’è chi la interpreta ancora come una punizione esemplare o è semplicemente il retaggio di una barbara usanza medievale?

 

Articolo di Michelangelo Buonpensiero, classe 2’ I

 

 

Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Regime_del_Terrore