Razzismo tra italiani 

Ai giorni d’oggi sentiamo parlare quotidianamente o assistiamo a scene di discriminazione per orientamento sessuale, etnia, religione, genere, malattie o disabilità. Questi episodi avvengono anche in Italia, un paese che dovrebbe essere liberale e progredito, ma ancora caratterizzato dal razzismo di ogni tipo, anche tra italiani stessi. 

Fin dal principio, infatti, esiste il razzismo anti-meridionale, enfatizzato dalla teoria del ‘Razzismo scientifico’ del ‘900 di Cesare Lombroso, che descriveva la criminalità come innata e associandola ai briganti meridionali. Il teorico Alfredo Niceforo ha scritto “La razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d’Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco – dannata alla morte come le razze inferiori dell’Africa, dell’Australia, ecc”, e successivamente è stato sostenuto da Joseph de Maistre, che, una volta tornato dalla Sardegna, ha descritto i suoi abitanti come “più selvaggi dei selvaggi perché il selvaggio non conosce la luce, il sardo la odia… Razza refrattaria a tutti i sentimenti, a tutti i gusti e a tutti i talenti che onorano l’umanità”. Queste erano le caratteristiche che al tempo venivano attribuite alle persone di “razza” nera e ugualmente agli abitanti dell’Italia meridionale. 

Ancora oggi sono frequenti discriminazioni verso le persone che abitano al Sud-Italia, considerate “mantenute”,  “inferiori”, “limitanti per l’Italia” a causa della propaganda leghista. E’ conosciuto il video del giornalista napoletano Davide D’Errico, il quale sottolinea “nessuno vuole nascondere i problemi del Sud, ma identificare gli abitanti del Sud-Italia con tali problemi è come identificare un malato con la sua malattia”. Il giornalista si sofferma anche sugli stereotipi verso la città di Napoli, considerata “capitale del disordine” e “città della volgarità”. Successivamente, invece, Davide D’Errico, si dedica a elencare i pregi del Sud-Italia, non solo luogo nel quale è nata la lingua italiana in un’aula dell’università di Palermo, ma anche un’eccellenza sanitaria nel campo delle malattie infettive, gastronomica e artistica. 

Un’area geografica, ma soprattutto le persone che la abitano, non devono essere identificate e riconosciute solo in base agli stereotipi a essi attribuiti e ai difetti riconosciuti, ma, al contrario, con i pregi e le migliori caratteristiche identificate nella popolazione, al fine di poter migliorare e poter, come si suol dire, puntare più in alto e cancellare i pregiudizi. 

 

Articolo di Sofia Bonavita, classe 2i

 

 

 

Fonte immagine https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/02/08/news/il_nuovo_razzismo_abita_qui-247953125/