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Gender pay gap: facciamo chiarezza sulla disparità lavorativa

Si sente spesso parlare di gender pay gap, ovvero della disparità di stipendio in base al genere, ma spesso si sente anche spesso dire che questo sia falso, perché effettivamente i dati che lo dimostrano sono pochi; ma cos’ è effettivamente questo gender pay gap? É il divario retributivo di genere, ovvero le differenze salariali a parità di condizioni tra i due diversi sessi. Prende in considerazione le differenze tre le mansioni, quelle tra le ore di lavoro, l’esperienza lavorativa, il livello d’istruzione,le occupazioni scelte.

Si può affermare a livello globale che le donne sono pagate generalmente meno degli uomini, la differenza tra i salari dunque esiste, infatti il compenso medio lordo di un uomo è maggiore di quello di una donna. Questo divario secondo alcuni studi è dovuto a due fattori principali: la retribuzione media oraria è solo un minuscolo tassello rispetto alla complessità del gender pay gap, infatti questo si compone di tantissimi altri fattori. in Italia le donne lavorano meno ore degli uomini in media, ma perchè? L’impiego femminile in Italia è nettamente inferiore rispetto a quello maschile, le donne impiegate sono produttivamente più veloci e efficienti rispetto agli uomini, ma nonostante questo sono quelle che vengono pagate meno e hanno maggiore difficoltà nel ricevere promozioni; una retribuzione più bassa comprende anche le ore disponibili al lavoro, spesso dovute alle necessità familiari e la scelta di lavorare part time.

Il gap retributivo non è quindi solo un problema di discriminazione di genere, ma un vero e proprio problema politico, infatti le donne, avendo meno possibilità lavorative, non aumenteranno il PIL dello stato e pagheranno le tasse in base ad una fascia di reddito inferiore, oltre che essere più dipendenti dallo stato e usufruire maggiormente dei servizi di welfare.

Secondo l’Unione Europea, eliminare il problema del gender pay gap significherebbe rendere le donne molto più indipendenti economicamente e dunque giovare all’economia di ogni paese, alzandone il PIL grazie all’ aumento di retribuzione e di ore di lavoro del 50 % della popolazione, ovvero quella femminile; inoltre in vecchiaia le stesse donne dipenderanno molto meno dai sussidi di pensione dello stato, avendo i propri risparmi.

Il divario retributivo di genere quindi non è un problema che riguarda solamente le donne, ma si riflette sulla collettività di un intero stato, proprio perché lo rende meno ricco. É stato anche individuato un collegamento tra disoccupazione femminile e povertà infantile, spesso si tratta di donne che non hanno avuto la possibilità di accedere ad un’istruzione universitaria o non hanno la possibilità di una mansione adeguata alle loro capacità . In Italia è stato stimato di raggiungere la parità salariale circa nel 2050, e considerando che siamo uno dei paesi europei che meglio hanno gestito il problema, questo è abbastanza grave. In Germania ad esempio La stima è molto più tragica, si pensa infatti che la parità salariale verrà raggiunta nel 2297. In Italia il pay gap medio è del 14, 8 % , questo perchè viene mitigato dai contratti di apprendistato o dai contratti a termine. Ci sono inoltre alcune leggi che fissano la retribuzione media rispetto al numero di ore di lavoro svolte, e questo fa sì che il divario sia contenuto; ma non è in questa fase del lavoro che entra in gioco la discriminazione, bensì nella fase immediatamente antecedente: trovare un lavoro. Per una donna in Italia è infatti estremamente difficile trovare un lavoro, a causa di molti fattori tra i quali il principale è l’ impegno familiare: spesso e volentieri da una donna ci si aspetta una particolare dedizione alla famiglia, una donna se desidera avere figli potrebbe anche voler andare in maternità ( motivo per cui per una donna giovane è molto difficile essere assunta), una donna con figli ha molti impegni legati a questi, e spesso in Italia uomo e donna non adempiono ad un ruolo genitoriale paritario, che si divida equamente tra famiglia e lavoro, ma quest’ultimo viene spesso affidato all’uomo della coppia tradizionale.

Le donne con i figli in Italia vengono pagate il 3% in meno rispetto alle donne senza figli, mentre gli uomini che hanno figli sono stipendiati in media il 15% in più rispetto a quelli senza figli. Il divario aumenta notevolmente se ci si sposta verso la fine della propria carriera lavorativa, dove è calcolata una differenza media di 14 mila euro in meno di una donna rispetto ad un uomo. Secondo l’Istat, il 65% degli impieghi pubblici sono occupati dalle donne, cosa che invece non avviene nel settore privato, dove le donne sono meno del 30% ; questo perché le donne in Italia sono segregate a mansioni meno retribuite rispetto ad altre, dove ottengono lavoro più facilmente . Gli unici settori in cui gli uomini percepiscono meno delle donne sono il settore dell’edilizia, dove la differenza salariale si aggira intorno al 12%, quello dell’estrazione mineraria (4%), e quello del trasporto e magazzinaggio(1%). In tutti questi settori, spesso gli uomini ricoprono il ruolo di operai, dunque hanno uno stipendio più basso rispetto a quello di un impiegato, ruolo ricoperto invece dalle donne ( che vengono però pagate solo poco di più degli uomini, nonostante svolgano mansioni solitamente più retribuite).

Il lavoro è pensato e tarato sul genere maschile, le donne sono ancora molto relegate al part time o subiscono orari legati ad una flessibilità che non scelgono ma subiscono, dovuti ad una carenza di servizi. Questo comporta il gap retributivo, per cui le donne mediamente guadagnano in Europa il 18 % in meno rispetto ai colleghi uomini, a parità di ruolo e ore di lavoro svolto. A livello italiano il gap è, come già sottolineato, leggermente minore, nonostante questo sia un segnale tutt’altro che positivo, perchè molte mansioni ( ad esempio quelle che comportano un ruolo decisionale) non sono nemmeno raggiunte dalle donne, che quindi non hanno una rappresentanza nemmeno a livello statistico ed esso il motivo per cui molti affermano che la disparità non possa essere dimostrata dai dati.

Tutto questo fa dunque capire che il gender pay gap esiste, al contrario di come dicono molti, e non riguarda esclusivamente le donne, ma tutto l’apparato statale, nonostante ancora non si faccia abbastanza per risolverlo

 

Articolo di Alice Colucci, classe 2i

 

 

 

Fonte immagine https://www.open.online/2020/06/29/il-consiglio-deuropa-boccia-litalia-sta-violando-la-parita-delle-donne-sul-lavoro-la-politica-deve-fare-di-piu/