L’energia nucleare in Italia

I tre referendum costituzionali del 1987 diedero inizio alla scomparsa del nucleare in Italia, dopo che il nostro paese si era piazzato negli anni ’80 come terza potenza occidentale per energia nucleare installata. Lo smantellamento degli impianti nucleari ebbe un consenso unanime a causa dell’incidente di Chernobyl del 1986, che portò l’opinione pubblica internazionale a chiedersi se fosse veramente conveniente attingere energia dai reattori nucleari.

La dismissione di un programma nucleare così ambizioso arrecò un danno economico non indifferente non solo perché era necessario a “sbarazzarsi” di metalli altamente radioattivi per l’ambiente senza che essi abbiano fatto un regolare decorso per il decadimento delle radiazioni, ma anche perché vincolava il nostro paese a società estere per completare il fabbisogno energetico necessario. Nonostante questi accorgimenti l’Italia tentò di arginare il problema tentando di rafforzare il settore energetico alla pari degli altri paesi Europei, fin quando nel 2011 uno tsunami colpì il sito di Fukushima in Giappone, che fece precipitare ogni tentativo di ripristino energetico su questo settore.

 Anche se per la legge è vietata la proliferazione del nucleare nel nostro paese, tuttavia ci sono delle eccezioni che potrebbero far riconsiderare l’opinione pubblica in merito a questo tema. Basti pensare alle circa quaranta testate nucleari a fusione a idrogeno dislocate tra le basi aeree di Aviano e Ghedi Torre di proprietà del governo americano, questi ordigni di distruzione di massa un tempo essenziali durante la guerra fredda, ora sono un pretesto per l’affermazione italiana all’interno della Nato e delle altre organizzazioni internazionali. Oppure la sperimentazione nucleare nei laboratori scientifici del Gran Sasso, sono la prova che l’energia nucleare sia indispensabile per il nostro paese non solo dal punto di vista energetico ma anche sperimentale. Su questo fronte si stanno facendo enormi passi in avanti attraverso il progetto internazionale denominato “ITER” (International Thermonuclear Experimental Reactor) per la realizzazione di un reattore a fusione nucleare. Questo porterà, a differenza della fissione nucleare usata tutt’oggi, a zero emissioni radioattive; infatti la fusione di quattro atomi di idrogeno genera un atomo di elio, un gas nobile inerte del tutto innocuo per l’ambiente. Alla luce delle recenti scoperte penso che l’Italia abbia finalmente abbandonato le proprie paure per iniziare un progetto molto ambizioso che secondo le previsioni entrerà in funzione a partire dal 2030, questo non solo genererà un quantitativo energetico praticamente illimitato ma sarà anche un polo per la ricerca scientifica e tecnologica.

 

DI ELIA CANALI

 

 

Fonte immagine: https://wsimag.com/it/economia-e-politica/37055-nucleare-in-italia-una-storia-ancora-aperta