Tre trucchi per evitare l’effetto “N’che senso??”

Sicuramente ti è capitato, almeno una volta nella vita, un momento in cui stai parlando con qualcuno e, magari, stai prestando più attenzione del solito a quello che dici, hai un’immagine della tua testa e ti stai sforzando tantissimo per trasmettere questa immagine, stai utilizzando tutte le parole soppesate giuste, stai cecchinando la scelta delle parole per trasmettere questa idea, questa informazione, questa immagine che hai in testa, stai attento ad utilizzare le parole meno ambigue per fare il discorso nel modo più lineare ma ricco possibile… e la persona che hai di fronte sai che dice? “No scusa non ho capito, in che senso?”.
Lì, si capisce che la comunicazione è bella e interessante ma è fatta anche di tantissima frustrazione. Come fare per disambiguare questi momenti e come evitare che il tuo discorso incappi in queste “trappole” dell’ascoltatore che dice: “Scusami non ho capito”. Insomma, in poche parole, come farsi capire meglio con tre semplici trucchetti.
1) Per disambiguare un messaggio che non è stato compreso dal nostro pubblico (e qua, mi riferisco a la persona che ascolta il nostro messaggio, a le persone che ascoltano il nostro messaggio come pubblico in generale) la prima cosa che va detta e che bisogna tenere in considerazione è il concetto linguistico di “tema” e di “rema”; ogni discorso è diviso in due parti il tema e il rema. Il tema, come suggerisce il nome, indica l’argomento che affrontiamo e il più delle volte costituisce delle informazioni che il pubblico possiede già ma che servono semplicemente a orientare il pubblico nella giusta direzione, il tema serve essenzialmente a preparare al rema. Il rema è costituito dalle informazioni nuove che diamo al pubblico, ecco in questo caso, tanto per fare un esempio molto stupido, il tema è (parlo proprio di questo articolo) come essere più precisi quando si parla, e il rema sono i consigli che vi dico, le tecniche che vi sto trasmettendo. Se io iniziassi l’articolo senza il tema e incominciassi dicendo: “Ok dovete sapere che esiste il tema e il rema”, il pubblico si ritroverebbe un po’ disorientato. Sicuramente il pubblico è già in possesso delle informazioni, parlare in modo efficace è una cosa bella, ma se io non lo ribadisco o non direziono il pubblico all’inizio del discorso il pubblico è disorientato e non capisce. Il più delle volte le persone nella propria vita quotidiana hanno difficoltà ad esprimersi in modo efficace, non utilizzano bene l’equilibrio molto labile ma molto importate tra tema e rema, quindi ci sono delle persone che partono direttamente col rema; ad esempio dire: “Ragazzi bisogna comprarlo, basta mi sono deciso”. Ma deciso che cosa? Magari abbiamo parlato ieri del computer nuovo ma un conto è dire: “Ragazzi va comprato, non me ne frega niente”, e un conto è dire: “Ragazzi, vi ricordate il computer nuovo di cui abbiamo parlato ieri, ecco va comprato non me ne frega niente”. Il punto interessante è che nella nostra quotidianità, avviluppati come siamo nei nostri pensieri, tante volte ci rivolgiamo ai nostri amici o membri della famiglia partendo direttamente con il rema, senza dare un briciolo di tema, cosa che può essere molto molto frustrante. Esiste anche il contrario però, quando il tema viene ribadito ed esplorato troppo, un tema ipertrofico in relazione al rema. Il tema è un promemoria serve a indirizzare, quindi più è snello e meglio è.
2) Un’altra tecnica che funziona molto bene, che richiede un po’ più di allenamento, è quella di riformulare; per riformulare si intende ridire più o meno il significato della frase che ho appena menzionato utilizzando delle parole diverse o addirittura una costruzione diversa. Prendiamo una frase molto semplice come: “Non ci vedo più dalla fame”, se io la dovessi riformulare potrei dire: “Sto morendo di fame”, è lo stesso modo, significa la stessa cosa; certo la metafora è un po’ diversa, però il significato è lo stesso. Probabilmente l’ascoltatore che abbiamo di fronte, il nostro pubblico insomma, non conosce l’espressione che abbiamo appena utilizzato e Dio solo sa che non c’è niente di male nel conoscere qualcosa, quindi utilizzando una riformulazione magari riusciamo ad eliminare l’ambiguità, la non comprensione senza dover stare ad indagare su che cos’è che non hai capito, com’è come non è anche perché molto spesso anche chi è in buona fede non dice: “Ah, guarda non conosco questa espressione”, ma tende a indovinare sul significato e quindi torniamo impelagare in un discorso che non finisce più. La cosa interessante della riformulazione è che si tratta di uno strumento e di una tecnica molto potente, ma richiede molto allenamento, anche perché nella nostra quotidianità nel tran tran di tutti i giorni se abbiamo un’idea fissa, un’immagine fissa nella nostra testa che vogliamo trasmettere in tutti i modi, ecco, è difficile trasmettere la stessa immagine,
la stessa metafora con parole diverse il che ci porta alla strategia numero 3.
3) La strategia finale è uccidere la metafora. Come menzionato poco fa: “Non ci vedo più dalla fame” o “Sto morendo di fame” sono due metafore. Ok voglio trasmettere il fatto che ho tantissima fame, magari non riesco a trasmetterlo con un’immagine, con una metafora, con un’esagerazione quindi probabilmentela cosa migliore da fare e dire in modo molto molto banale e con meno colore: “No guarda intendevo dire che ho veramente tanta fame, vorrei mangiare il prima possibile perché mi sento male”, fine. Certo, dal punto di vista comunicativo ha un sapore diverso ma se vogliamo arrivare a una disambiguazione rapida e più che altro indolore tanto per chi ascolta, quanto per noi senza che ci dobbiamo stare a sbracciare o reinventare dei discorsoni, che poi magari l’ascoltatore continua a non capire anche perché, forse, in questo caso anche l’ascoltatore con cui stai parlando sta morendo di fame e ha l’attenzione altrove. Alle volte, quando la persona che abbiamo di fronte non capisce quello che stiamo dicendo magari il problema siamo anche noi ovviamente con le dovute eccezioni non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire ma per quello possiamo farci ben poco.

Lorenzo Di Dio
V DSA