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Intervista a Alessio Malatesta, campione del mondo di Muay thai

Alessio Malatesta ha 19 anni, viene da Capena e nonostante la giovane età può già dire di aver alle spalle un titolo, quello di campione del mondo di Muay thai del 2019, conquistato a soli 18 anni. Nasce come Muay Boran, sport in cui sono consentite le armi e il combattimento è all’ultimo sangue, e si trasforma poi, con il passare del tempo e delle regole, in quello che è oggi chiamato Muay thai.

Alessio, da quanto pratichi questo sport e perché proprio il Muay thai?

Lo pratico da quando ho 8 anni, ma già da prima mi cimentavo in discipline come il Kung fu e Judo. Io e mio padre volevamo provare qualche sport di contatto e alla fine ci ha colpito il Muay thai. Si usano i pugni, i gomiti, le ginocchia, i calci e la lotta in clinch che consiste nel combattere corpo a corpo. Puoi colpire ovunque, l’unico limite sono le parti basse.

Hai sempre avuto il supporto di tutte le persone a te vicine?

Si, mi sono sempre stati tutti vicino. In famiglia abbiamo combattuto e combattiamo tutti, mia madre, mio padre, mia sorella… Ed ho anche il supporto di tutte le persone che mi seguono sia quando combatto all’estero che qui in Italia. Purtroppo non ho molti match in patria, ma quando ci sono, vengono da tutte le regioni.

Ti ha insegnato qualcosa il Muay thai?

E’ uno sport che ti dà una disciplina, sicurezza in te stesso e carattere. Ovviamente ti insegna anche a combattere e difenderti ma questo non vuol dire che si ha il diritto di andare in giro a fare quello che si vuole. Qui in Italia non è molto praticato ma in Thailandia è proprio una cultura, uno stile di vita. I bambini vanno a combattere per guadagnare i soldi con cui aiutare la famiglia.

A questi livelli, come fai a dividerti tra sport, i tuoi interessi personali e lo studio?

Non è stato facile. Ora ho finito scuola quindi non è più un problema, ma quando ancora la frequentavo dovetti cambiare e passare ad una privata Finite le lezioni tornavo e trascorrevo il resto della giornata in palestra, dal pomeriggio fino alla sera. Ora invece mi alleno cinque ore la mattina e cinque ore il pomeriggio. Il peso è importante in questa disciplina poiché si devono rispettare dei criteri per poter partecipare ai match. Prima degli incontri per qualche giorno non mangio, perché devo affrontare il calo del peso, sudando, togliendo liquidi e correndo fino ad arrivare ai chili prestabiliti. Dopo il peso di solito si fa un massaggio con il ghiaccio per indurire la pelle, ogni due ore mangi e ti rimetti a dormire fino ad arrivare al match. Il fine settimana invece lo divido tra un allenamento e un po’ di svago, come il motocross, a cui mi sono appassionato da quattro anni e a cui dedico qualche video sul mio canale YouTube.

Ora con il COVID come sono cambiate le cose?

Continuo ad allenarmi nella palestra di mio padre, soltanto io perché è chiusa, e mi tengo in forma per rimanere nella categoria di peso giusto, correndo e muovendomi. Purtroppo mi sono saltati molti match e mi dispiace perché manca lo stimolo e l’adrenalina che mi davano.

Nel 2019, a 18 anni, vinci il titolo di campione del mondo di Muay thai battendo k.o. il tuo avversario, in Thailandia, com’è stato?

Sono dovuto andare da solo in Thailandia, per far rimanere aperta la palestra di mio padre qui in Italia, e mi sono fatto strada tra i match di selezione per arrivare alla finale. Sono stato contento della vittoria perché mi ha ripagato di tutti gli sforzi tra allenamenti, dieta e calo del peso. Ma già solo combattere, indipendentemente dall’esito del match, mi ripaga di queste cose.

C’è qualcosa di interessante legato al mondo della Muay thai che vuoi raccontarci?

Prima di ogni match il maestro ci mette in testa il Mongkon accompagnata da una preghiera e quando poi saliamo sul ring, facciamo una danza chiamata Wai kru, un omaggio al maestro e al luogo di provenienza e poi si continua con la Ram muay, una danza spirituale.

Tra dieci anni ti vedi ancora a combattere o hai in mente altro?

Non lo so, è tutto da vedere, però spero di continuare a combattere.

 

Cristina Bizzarri