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La protezione umanitaria: come salvaguardiamo i diritti dei migranti oggi?

Risponde un giudice onorario del tribunale che da anni si occupa di diritto internazionale

 

Che cos’è, o meglio era, la protezione umanitaria?

La protezione umanitaria consentiva di riconoscere ai richiedenti asilo un permesso di soggiorno a fronte di una situazione di vulnerabilità, era una norma di chiusura del sistema, che poteva essere dunque adattata a innumerevoli situazioni a tutela delle più diverse situazioni, tutte accomunate dall’ annullamento dei diritti umani. Questa genericità della norma si prestava ad una libera interpretazione da parte dei tribunali, che sono arrivati prima dei noti decreti Salvini a riconoscere valenza anche al percorso e alla durata della permanenza dello straniero in Italia e a riconoscere una protezione umanitaria per evitare un ulteriore sradicamento dello straniero, che spesso si trovava davanti al giudice dopo anni dall’ingresso in Italia, a causa anche dell’inefficienza del sistema giuridico.

Cosa comportava?

Avevi diritti ad un permessi di un anno, rinnovabile se alla scadenza le ragioni che avevano dato luogo all’ottenimento del permesso di soggiorno erano ancora valide, poteva essere convertito in permesso di lavoro qualora nel frattempo il richiedente ne avesse trovato uno, tuttavia si tenga conto che il permesso per motivi di lavoro ha durata pari a quella del contratto e dunque in assenza di rinnovo del contratto nemmeno il permesso di soggiorno può essere rinnovato. Il permesso per motivi umanitari invece può, come già spiegato, essere rinnovato alla scadenza persistendo i motivi o per nuove cause.

Cosa comporta questa differenza tra i rinnovi dei due permessi?

Il permesso di lavoro è legato al contratto di lavoro, quello umanitario è legato al persistere dei motivi che lo hanno concesso o all’emergenza di altri, quindi il permesso di lavoro è sottoposto al rischio del rinnovo di contratto; inoltre i migranti di fatto alimentano il mercato nero lavorando per lo più nell’agricoltura senza regolare contratto, come per esempio succede in Capitanata, in provincia di Foggia, dove vivono in delle baraccopoli in condizioni subumane, dunque naturalmente per i richiedenti asilo era di gran lunga più conveniente richiedere la protezione umanitaria piuttosto che il permesso di lavoro, portando ad un abuso giuridico di questa.

Quando sono stati emessi i decreti Salvini?

Quelli che comunemente sono chiamati decreti Salvini in realtà sono i decreti legge 113 del 2018, anno delle elezioni che hanno visto la lega, capitanata dallo stesso Salvini, come uno dei partiti più votati in Italia, anche grazie all’innumerevole propaganda d’odio, specialmente contro i migranti. Per una volta le promesse elettorali non sono state solo promesse, e qualche mese dopo le elezioni l’ umanitaria è stata abolita e sostituita con dei permessi speciali.

Cosa comportano questi permessi speciali?

Tra le varie modifiche e restrizioni ai diritti dei migranti in Italia apportate dai decreti sicurezza, tra cui l’abolizione della possibilità di iscriversi alle anagrafi cittadine, già oggetti di pronuncia di incostituzionalità da parte della corta costituzionale, questi decreti hanno eliminato dalle norme dell’ immigrazione ogni riferimento alla protezione umanitaria, che quindi è stata abrogata. I giudici da subito sono intervenuti con un correttivo e in modo unanime hanno stabilito con le loro pronunce che i decreti non avessero efficacia retroattiva e che quindi non potessero essere applicati a tutti i migranti che alla data dell’entrata in vigore dei decreti avessero già fatto in Italia il loro ingresso, quindi di fatto questi decreti hanno avuto una scarsa applicazione. Salvini ha istituito semplicemente alcuni permessi speciali che si sono aggiunti ai preesistenti, alcuni di natura evidentemente propagandistica, come quello per atti di particolare valore civile, rilasciabile su indicazione del ministro dell’interno. Introduce il permesso per calamità e per casi speciali( protezione sociale, vittime di violenze e sfruttamento lavorativo su denuncia del lavoratore sfruttato). È chiaro però che è piuttosto inverosimile l’ipotesi di un migrante sfruttato che denunci il proprio aguzzini,e lo stesso vale per le vittime di violenza domestica.

In sostanza, in che modo i decreti sicurezza ledono i diritti dei migranti?

Trovavano minore tutela situazioni non coperte specificamente dalla norma, molto grave era l’impossibilità di iscrizione all’anagrafe, l’ aumento dell’ottenimento della cittadinanza da due a quattro anni,l’elenco dei paesi d’origine sicuri, l’allungamento dei termini per il trattenimento dei richiedenti asilo nei centri di permanenza per il rimpatrio, e l’esclusione della liquidazione dei compensi all’avvocato difensore quando la domanda viene dichiarata inammissibile,

Che cos’è l’ elenco dei paesi di origine sicura?

É un elenco previsto dai decreti aggiornato periodicamente a cura del Ministero dell’Interno e degli Esteri, che stabilisce quali paesi possono essere considerati sicuri, non sussistendo atti di persecuzione, tortura e trattamenti inumani e degradanti, e quindi il migrante proveniente da un paese definito “sicuro” non avrebbe avuto diritto ad un vaglio specifico da parte del giudice, con conseguente rischio di inammissibilità alla domanda e perdita del compenso da parte del difensore in gratuito patrocinio, dunque nessun avvocato avrebbe accettato di difendere una tale situazione in modo gratuito, ledendo in questo modo il diritto alla difesa.

Che evoluzione hanno avuto i decreti sicurezza e cosa dice, in breve, la norma odierna?

Sin da subito la giurisprudenza ha negato la retroattività dei decreti, la corte costituzionale ha abrogato la norma che non consentiva l’iscrizione all’anagrafe, i il nuovo decreto, il 130 del 21 ottobre del 2020, ha sostanzialmente reintrodotto il permesso per motivi umanitari, vietando l’ espulsione di una persona verso uno stato qualora l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare. Dunque si è data rilevanza per legge a quell’orientamento della giurisprudenza che aveva riconosciuto la protezione umanitaria a tutti quegli stranieri che in virtù del lungo periodo di permanenza in Italia avrebbero subito un nuovo sradicamento, ma la protezione umanitaria come concepita prima dei decreti sicurezza non è stata reintrodotta. É stato ampliato il numero dei permessi di soggiorno per i quali è possibile chiedere la conversione in permesso per lavoro subordinato, per cui oggi anche i titolari di permesso per attesa cittadinanza, calamità, o assistenza minori potranno essere convertiti alla scadenza in permesso per lavoro subordinato. Sono state allargate le maglie del permesso di soggiorno per calamità naturale, facendo intravedere un’apertura verso i migranti climatici; in conclusione si può affermare che la modifica dei decreti sicurezza è frutto di un compromesso politico, da una parte la necessità di abolire le norme tipicamente leghiste dall’altra quella di non distruggere il patto con il movimento 5 stelle che aveva approvato i decreti. Questa nuova legge ha previsto una norma rubricata “ supporto a percorsi di integrazione” che prevede che esauriti il percorso di accoglienza i soggetti siano avviati ad ulteriori percorsi di integrazione a cura delle amministrazioni territoriali; è qui che si gioca la vera partita dell’inclusione sociale di cittadini stranieri che vanno informati sui diritti e doveri individuali, sui servizi a loro disposizione e sulla formazione linguistica.

 

Intervista di Alice Colucci, classe 2i

 

 

 

Fonte immagine https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.ilpost.it%2F2018%2F07%2F07%2Fsalvini-circolare-protezione-umanitaria%2F&psig=AOvVaw131Y-8S8qetQzjFLhyCtl8&ust=1614433634559000&source=images&cd=vfe&ved=2ahUKEwiQkNeL2IfvAhUm1-AKHTZUBVQQjhx6BAgAEBI