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Quel mito di Dante: cinquecento anni di preveggenza e settecento di memoria

“L’Italia ha questo di straordinario, rispetto alle altre nazioni. Non è nata dalla politica o dalla guerra. È nata dalla cultura e dalla bellezza. È nata da Dante e dai grandi scrittori venuti dopo di lui.” La nazione italiana, scrive Aldo Cazzullo, non la dobbiamo a battaglie o trattati politici. Viene dalla bellezza e dall’arte, in particolare da Dante. Di cui quest’anno ricorrono i settecento anni dalla morte.

‘Il poeta che inventò l’Italia’ era un politico sostenitore della repubblica, un poeta amoroso e un fedele cattolico. La sua opera per eccellenza, la Divina Commedia, come la chiamiamo oggi sulle orme di Giovanni Boccaccio, raccoglie in sé queste tre caratteristiche. Dante conduce con sé il lettore in un viaggio di fede, cammino per la redenzione dal peccato. Viaggio che si può compiere grazie all’amore per Beatrice, che, dopo le lodi di Dante, non può non venirgli in aiuto. Ma anche un viaggio di incontri politici, con avversari disprezzati o rispettati, con alleati e amici compatiti o criticati. Non risparmia nessuno dal proprio giudizio. In tali giudizi ritroviamo a volte anche espressioni ormai entrate nel linguaggio comune di frasi fatte e luoghi comuni che ancora oggi sopravvivono. Anche la lingua stessa che Dante usa è antesignana del moderno italiano, custodito dal poema anche quando colloquialmente non era un linguaggio in uso.

Qui è l’inizio della nazione italiana. Anche nel Convivio Dante pronostica una lingua “aulica” “curiale” e “cardinale”, cioè tale da poter trattare di argomenti illustri poter essere parlata in un’ipotetica corte italiana ed essere riferimento per tutte le lingue della penisola. La grandezza di Dante sta proprio in questo: ha saputo vedere oltre il suo presente, oltre le divisioni ormai consolidate fra le varie regioni italiane. La sua idea di unità nazionale è rimasta sopita per tanto tempo come la lingua che ha inaugurato. È rimasta sopita, ma ancora viva negli animi delle persone. Col passare dei secoli, dopo innumerevoli conquiste, cambi di dominazioni e scontri politici e militari però è riemersa la volontà di unità nazionale. Una volontà che nei cinquecento anni passati fra Dante e il Risorgimento italiano ha serpeggiato nell’animo comune per poi esplodere nei moti patriottici unificatori dell’Italia. Che hanno incontrato ostacoli e supporto, sconfitte e vittorie, gravi battute d’arresto e progressioni, fino alla riuscita definitiva. Comunemente attribuita al 1918, con l’annessione delle regioni di Trento e Trieste, anche se gli assestamenti territoriali per l’Italia politica come la conosciamo oggi bisogna aspettare il 1946, quando l’Istria passò sotto il potere sovietico e migliaia di italiani dovettero decidere se abbandonare la propria italianità e restare o attraversare il confine spostato dalla politica.

Ma in tutto questo, nonostante le avversità, persiste il desiderio di una nazione raccolta sotto “un’unica bandiera, una speme” come il Canto degli Italiani, di Goffredo Mameli, recita nella seconda strofa. Questa smania che ha potuto vincere anche le potenze politiche preminenti e ha potuto esaudirsi pur non basta. “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani” la tradizione vuole che abbia detto Massimo D’Azeglio dopo che l’Italia fu riunita sotto il potere dei Savoia. Ma il problema è come si possano fare gli italiani. Molte generazioni hanno creduto che l’informazione, la cultura, l’istruzione fossero il mezzo per formare i leali cittadini di una nazione italiana. Ad oggi queste idee di unità e coesione sembrano un miraggio in ogni ambito e molte persone non ci credono più. Eppure se i nostri antenati hanno lottato per un’unità politica è d’obbligo pensare al loro lascito e progredire ancora verso una nazione che sia tale in ogni aspetto. Le difficoltà non hanno mai fermato i popoli del mondo dai loro propositi, l’unico vero ostacolo è la volontà. 

 

DI Marika Cavrini IID

 

Fonti: A riveder le stelle, Aldo Cazzullo  https://www.focusjunior.it/scuola/storia/storia-lunita-ditalia/

Fonti immagine: https://www.aics.it/wp-content/uploads/2021/02/dante.jpg