Cronache dal futuro

Caro lettore,

in questo lungo periodo surreale ho cercato di mantenere una relazione autentica, empatica, con i miei studenti. Non è stato, non è facile a distanza, con poche ore la settimana per tante classi. Abbiamo comunicato e scambiato emozioni attraverso il colore, la musica, opere d’arte che rappresentavano il sentire di ognuno.

Quando siamo tornati a scuola a settembre a corrente alternata (metà in classe, metà a casa) sentivo l’esigenza di riannodare i fili, di lasciare spazio al loro sentire.
Un’esigenza dettata da motivi personali, colpita dal Covid-19 personalmente e nella mia famiglia, ma anche dalla necessità di dare testimonianza di questo nostro tempo, di osservare i cambiamenti nei comportamenti sociali che danno motivo di preoccupazione per il futuro e spingono ad un imperativo categorico: dobbiamo occuparcene! È evidente e preoccupante che la società attuale non abbia una risposta giusta ai problemi dei giovani.

Ho chiesto ai miei studenti di fare un viaggio nel tempo. Li ho invitati ad immaginarsi tra 20 anni e raccontare, magari a un bambino o a un coetaneo, il “loro” 2020, un anno che ci ha spiazzato, disorientato, ci ha tolto certezze.

Ma per loro, cosa è stato? Creare un distacco temporale aveva lo scopo di portarli “fuori da sé” e rendere più facile il raccontarsi. Le ragazze e i ragazzi hanno accolto l’invito senza riserve e scritto con immediatezza nel poco tempo a disposizione le loro narrazioni. Le ho raccolte senza alcuna mediazione. Desidero ringraziarli tutti.

Con le loro storie, a volte telegrafiche, a volte dettagliate, ci mostrano un universo variegato con alcuni tratti comuni: vulnerabili, ma anche resilienti.

Il periodo di isolamento li ha portati a viaggiare dentro di sé, ad interrogarsi sulla vita, sui loro valori di riferimento, sulla qualità delle loro relazioni.

Qui una piccola selezione dei loro testi, accompagnati da immagini di maschere, realizzate da loro dopo aver conosciuto Saul Steinberg e Inge Morath e la loro serie di Masks. Le maschere rappresentano il loro mood di questo anno così difficile.

“La maschera è una protezione contro la rivelazione”.

Le maschere si sono trasformate in opportunità per liberarsi di nodi nascosti, per comunicare ciò che non si può dire, per riflettere su di sé, per sentirsi parte di una comunità. Sono cresciuti e, ne sono convinta, sapranno fare meglio di noi.

E noi, e voi che leggete e avete a che fare con loro? Vi invito a interpretare con un flash la situazione della nuova generazione, accogliere la visione del momento e riflettere possibilmente sulle cose che gli adulti non hanno fatto, che hanno dimenticato, che non hanno visto.

Raffaela Mulato