Cara Priscilla..

Cara Priscilla,

ciò che l’intera umanità ha fronteggiato nel 2020 è stata una crisi globale, forse la più grande crisi della nostra generazione, considerata da alcuni come una guerra.

La mia generazione, e ovviamente anche quella dei miei genitori, non aveva mai vissuto un’emergenza di tale grandezza; abbiamo ascoltato con interesse e attenzione i racconti di guerra dei nostri nonni e bisnonni ma sempre con un po’ di distacco e con un atteggiamento di lontananza poiché riguardavano una fase storica che ormai avevamo lasciato da decenni.

Nel dicembre 2019 un giovane medico cinese di Wuhan fu il primo a dare l’allarme sulla possibile diffusione epidemiologica di un nuovo virus apparso al mondo come “Covid-19” e quando, il 5 febbraio attraverso i media, in Italia arrivò la notizia del suo decesso ha avuto inizio un susseguirsi infinito di casi di contagio.

Dall’8 marzo, festa della donna, tutto il territorio nazionale è stato dichiarato zona rossa e gli italiani sono stati costretti a ritirarsi tra le mura domestiche. Le attività didattiche sono state sospese e molti professori e alunni inizialmente non sapevano come muoversi, ma pian piano si è cercato di risolvere il problema utilizzando anche le piattaforme messe a disposizioni dallo Stato per questa situazione di emergenza.

Il nuovo coronavirus ha cambiato la vita di tutti, nei piccoli e grandi gesti e nelle abitudini quotidiane. C’è chi ha passato quelle giornate facendo lo psicologo e dicendo a tutti di stare a casa, chi ha cercato di andare controcorrente lanciando l’hashtag #iononrestoacasa, c’è chi ha scritto nuovi pezzi di canzoni sul virus e chi è andato a correre per la prima volta nella sua vita. C’è chi usciva con la mascherina in giardino e chi non l’avrebbe indossata neanche nei posti più affollati. Ci è mancata la nostra vita, le nostre abitudini; abbiamo capito quanto la normalità sia davvero importante.

In un periodo storico in cui esisteva solo l’ ”io” abbiamo riscoperto uno spirito di collettività che non avrei mai immaginato e sono convinta che quando tutto questo sarà finito in modo definitivo, sforzarci a non dimenticare cosa siamo stati capaci di creare aiutandoci l’un l’altro potrebbe contribuire a migliorare noi stessi e il nostro futuro, soprattutto dalla parte di noi ragazzi.