Cara Zoe…

Cara Zoe, tante volte ho cercato di trovare le parole per raccontarti ciò che è successo nel 2020. A me, a tuo papà e ai tuoi nonni. A tutte le persone che ora chiami zio, zia e cugini. Anche zia Jasmine proverà a raccontarlo ai tuoi cugini, ma ogni volta che tenteremo di farlo sarà sempre un grande passo per noi, sarà come tirare fuori dalla nostra mente e dal nostro subconscio una trama di un film fantascientifico tratto da una storia vera, che abbiamo vissuto in prima persona vent’anni fa.

Adesso, nel 2040, per fortuna non pensiamo più a questo, ma si tratta di qualcosa che è rimasto impresso a vivo nella nostra pelle tanto da cambiarci tutti, completamente e irreversibilmente.

A tuo fratello già l’ho spiegato, lui è più grande e per queste cose ha l’occhio lungo, sai che è appassionato di storia. Per quanto riguarda te, principessa, ai tempi eri piccina per capire, però adesso crescendo penso che tu possa cominciare a comprendere il significato di sicurezza, di salute e di responsabilità.
Dunque, nel 2020, io e papà avevamo vent’anni, due vite completamente diverse e ancora non ci conoscevamo, ma condividevamo inconsapevolmente una realtà che a poco a poco sommerse l’intero mondo, stravolgendolo. So di certo che durante la terza media ne hai discusso coi tuoi professori, ma la mamma vorrebbe solo dirti che è stato un periodo difficile. È stato molto strano, io e tua zia continuavamo a ripetere che era come vivere in una realtà virtuale. All’inizio sembrava tutto così finto, ne parlavamo con amici e conoscenti, cercavamo di capire cosa ci fosse dietro. Ma poi molte persone hanno cominciato a morire per questo, Zoe. Ci hanno letteralmente lasciato, sono andate in cielo. Ed ogni giorno erano sempre di più, venivano distrutti da questo virus. Famiglie stravolte, dimezzate, spezzate. Non ti parlo dell’Economia, abbiamo visto i dati in borsa crollare, i miei due paesi andare in rovina nel settore turistico, e pure quello di papà. Durante questa emergenza sanitaria c’è stato anche un periodo di lockdown, di quarantena. Durante questo periodo le uscite erano limitate a coloro che lavoravano nei settori farmaceutici o comunque ad aziende di generi di prima necessità, gli altri stavano a casa, al ‘sicuro’. Casa era diventato l’unico posto per mettersi in salvo. Tuo nonno è rimasto a casa per qualche settimana, poi ha ripreso il lavoro, per fortuna non è finito in cassa integrazione perché come sai, lo stipendio diminuisce, non ci sono straordinari. [Almeno ti piace Economia, al contrario di mamma che era negata a scuola!] Il tuo bisnonno ha dovuto smettere di andare in chiesa, ed è stato un sacrilego per lui! Tutto ma non toglietemi la chiesa, pensò! Ti ricordi che ti raccontai che il tuo bisnonno andava ogni domenica in chiesa per stare vicino e parlare un po’ con la tua bisnonna? Lo faceva sentire meglio, ma ha dovuto rinunciare.

Durante la quarantena ci sentivamo chiusi in una bolla fragile e impenetrabile, avevamo scelto di uscire poco per il meno tempo possibile.

Quando si usciva, però, lo si faceva con la paura e con il timore, con malavoglia. Io frequentavo la quarta superiore e cominciai a seguire la didattica a distanza, online. So che adesso per voi è normale fare molte cose online, anche nella tua scuola è tutto molto più tecnologico, avanzato. Anche la mia scuola superiore lo era! Adesso scommetto che lo è ancora di più. Ma non era scuola, sai? Non è come quella che stai vivendo tu, no. Era una scuola spenta.

Non potevo abbracciare i miei amici, riderci e scherzarci assieme. Non potevo vedere le smorfie dei miei compagni quando i prof più severi li rimproveravano e non potevamo scambiarci sguardi di sollievo quando la prof ci consegnava la verifica di Matematica con la sufficienza sul nostro banco. Era tutto triste, tutto diverso. E la scuola improvvisamente cambia, si evolve ma lo fa perché deve, perché è necessario per salvare noi e per poter dare un futuro sicuro a voi. Sai Arianna? Quella che chiami zia! Già sai che non è zia ma per te e come se lo fosse, ti ha vista crescere! Ora lei è in Corea ma appena ci troveremo in Italia, ti farò raccontare anche da lei com’è stato non vederci per sette mesi, orribile. Il nostro mondo era cambiato e per fortuna molti paesi sono stati in grado di gestire il colpo, altri ci sono arrivati ma tardi e molti invece non l’hanno proprio affrontato, l’hanno preso sotto gamba e infatti si sono ritrovati all’ultimo a dover risolvere un problema più grande di quanto già non fosse. Penso che mai riuscirò a dirti come mi sentivo durante quel periodo. Forse incompleta, quasi spezzata. Io, come tua sorella e penso molto altri ci sentivamo quasi impotenti, non potevamo prendere in mano la situazione in prima persona e cercare di risolverla, era compito dei più grandi, dei più potenti.
C’era tanta paura, tanta incertezza… Molte erano le sensazioni e i sentimenti mischiati e contrastanti che ogni giorno ci divoravano i pensieri.

Tesoro mio, sono così felice che oggi il mondo sia sicuro e che tu possa vivere senza questa paura. Non avrei sopportato l’idea di dovermi rivivere un incubo del genere. I miei genitori avevano molta paura per me e ora posso solo capirli. Sei luce per me, e lo sarai sempre!
Ti voglio bene Zoe e mi prenderò sempre cura di te, magari un giorno parleremo ancora di questo, sai che la mamma è qui per rispondere ad ogni tua domanda e ad ogni tua curiosità.

La tua mamma, M.