Tra vent’anni

Quando ti guardo e vedo come ti diverti a giocare nell’erba, il ricordo passa a quella che è stata la mia giovinezza. A quando avevo la tua età, a quand’ero molto più giovane e da un giorno all’altro si è passati da vivere le nostre quotidianità ad essere travolti da quella che è stata una delle pandemie più tragiche degli ultimi decenni.

Avevo da poco compiuto 18 anni, avevo solo qualche anno in più di te, e da qualche tempo ai telegiornali si parlava di questo strano virus che stava colpendo la Cina. La percezione che ho avuto io, come credo tante altre persone, è stato il fatto che la Cina è un paese lontano, era un disagio che non ci toccava. Quello che non abbiamo calcolato è stato che un virus come il covid-19, circolava trasmettendosi per via aerea e in pochissimo tempo siamo stati costretti ad un cambiamento drastico.

A inizio marzo è partito il famoso lockdown, un periodo eterno per chi l’ha vissuto, che ha costretto a casa milioni di persone.

Abbiamo vissuto momenti di smarrimento, disagio, maleducazione e sofferenza. Tanti morti e la cosa che più intristiva era il fatto che rimanevano da soli in quegli ultimi momenti. Questo virus ci ha destabilizzati, ha bloccato quella che è la frenesia del quotidiano costringendoci in modo forzato a prenderci una pausa. Tantissime imprese hanno chiuso, milioni di persone hanno perso il lavoro riducendo molte famiglie in condizioni precarie.

Io al tempo ero una ragazzina, a 18 anni andavo a scuola e anche per noi le cose sono cambiate. Prova a immaginare: è domenica e stai ripassando per l’interrogazione del lunedì quando il ministero fa uscire un comunicato dicendo che le scuole non sarebbero state aperte. Quale miglior notizia per un ragazzo che non ha voglia di farsi interrogare? Ed è stato quello che più o meno abbiamo pensato tutti. Vacanze. Il problema è questo, dai ragazzi agli adulti questo problema è stato sottovalutato e nonostante le centinaia di morti c’erano ancora dei pazzi che continuavano a negare l’esistenza di un problema così.

Dopo una prima settimana di smarrimento, le scuole si sono riorganizzare ed è partita la famosa didattica a distanza. Sinceramente non è che l’abbia particolarmente amata anche perché immagina stare ore ed ore davanti al computer, senza possibilità di scambiarti due parole con nessuno, sempre con gli occhi fissi sullo schermo a guardare i tuoi compagni che ora sono sostituiti da semplici quadratini.

È stata dura sia a livello di studio in sé, ma sai com’è tua zia che parla un sacco ed ha bisogno di abbracciare le persone. Per me è stata tosta a livello umano. Per te oggi è scontato andare dalla tua ragazza e baciarla, durante la quarantena del 2020 era assolutamente vietato. Non potevamo uscire, andare a correre, vedere o parlare con nessuno che non fosse del nostro nucleo famigliare.

Sono successe di quelle cose che vedi nei film americani, quelli che ti piacciono tanto. Assalto ai supermercati, scaffali vuoti, mancavano farina e lievito. E poi la guerra delle mascherine, chi credeva servissero e chi invece le snobbava.

Nonostante questo ne siamo usciti, provati, ma ne siamo usciti. Ed è questo che ti voglio dire: ci saranno momenti duri che dovrai affrontare, ma non perdere mai la speranza perché per noi è stata essenziale per riuscire a sopravvivere.