NOI, L’ARTE DI ESSERE FRAGILI PER COLPA DELLE STELLE.

“[…]Mi chiese perché quando c’è il giorno il cielo diventa azzurro e le stelle non si vedono più. Provai a rispondere con una motivazione scientifica ma mi resi conto che non gli bastava[…]Allora gli dissi che il buio della notte serviva per vedere le cose che la luce nasconde, perché a volte sono tanto belle da doverle proteggerle come si fa con i tesori.[…]” (L’Arte di essere fragili, Alessandro D’Avenia)
“I miei pensieri sono stelle che non riesco a far convergere in
costellazioni.” (Colpa delle stelle, John Green)

Caro Alessandro, così come tu facesti con i tuo tanto adorato amico Giacomo, oggi sono io a rivolgermi a te. Te lo devo, mi hai aperto le ali della mente, mi hai fatto crescere. Ti voglio parlare di me, della mia presa di coscienza della magnificenza dell’arte di essere fragili e della sua causa, le stelle. Tutto avviene per colpa delle stelle. Il nostro scopo sta nel fondarsi sulle stelle, a volte ne è la cura, altre la rovina. Le stelle della mia vita sono un “Odi et amo”, sono un po’ come l’amore, spesso fa male, ma è dove ti ritrovi, dove hai le radici. Beh, io le radici ce le ho nelle stelle. Sono sempre state con me. Mi sono sempre stata accanto, cosí a come tutti, anche se molti non se ne accorgono. la forza di affrontare gli eventi della vita, facendoci trovare la forza di alzarci, guardare dritto, e andare avanti, ricominciare, rinascere ma allo stesso tempo ci rendono fragili. E con fragili non si intende qualcosa di negativo. Viviamo in una società in cui si è intitolati a vivere solo se si è perfetti. Ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Dalla terra degli sbagliati scampano temporaneamente quelli che mentono a sé stessi costruendo corazze di perfezione ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è terra di coloro che sanno essere fragili. La leggerezza degli uccelli dipende proprio dal peso delle loro ali: è una leggerezza forte, non frutto di superficialità, ma di aspra lotta.

Nel corso della mia vita ho passato un periodo sicuramente non florido, fatto di esperienze alquanto travagliate che mi hanno privato, per un determinato arco di tempo, della mia serenità, in primis psicologica. Ma quando ció accadde, le stelle mi tennero sin da subito compagnia, furono la prima medicina che mi spinsero a reagire, e subentrarono in me, non le trovai al di fuori, intorno a me. Vennero all’improvviso, senza preavvisi, spontanee, impulsive. Le armi che mi permisero di uscire vincitrice nei duelli con le mie insidie interiori. Toccarono e si impossessarono della mia intimità, dei miei desideri e iniziarono a farmi sognare. Sognare ad occhi aperti. A farmi girovagare tra  mille pensieri, a farmi toccare l’immaginario, ciò che non era più possibile avere, ciò che non mi apparteneva.
Peró compí ció che mi era necessario alla mia mente, diede ascolto all’unica cosa che per me era colorata in quella vita che riuscivo a vedere in scala grigi. In quei momenti, trovai la speranza, quell’appiglio, l’appoggio capace di sostenere le mie debolezze momentanee. Mi illuminarono il mio cielo, furono il mio faro nel mare in tempesta. Mi diedero la volontà di lottare, alzarsi e volare, sempre più in alto, sempre vicino a loro. E mi aggrappai a loro. Furono Il mio punto di forza. La mia salvezza. La mia ancora, la più salda. I primi giorni in casa pensai, con la mia mente pessimista, che con la mancanza delle poche cose che mi facevano stare bene sarei sprofondata definitivamente in un abisso. Ma i giorni passarono e incosciamente aprii gli occhi. In quella che chiamavo prigione, ritrovai la mia libertà mentale. Tutto ciò di cui avevo bisogno per superare quel periodo, era distaccarmi dal mondo e concentrarmi solo su me stessa, senza l’influenza di altre persone. Avendo più tempo per guardarmi allo specchio, di parlare con me stessa ho ritrovato fiducia in me e ho fatto quello che sempre avevo intenzione di fare. Sono riuscita a mettere in pratica il detto “Si vive per se stessi con gli altri e non per gli altri” e ho affrontato il mio problema, iniziando ad amarmi, a piacermi, ad ascoltarmi. Ho raggiunto i miei obbiettivi e inseguito le mie passioni. Avendo più tempo, ho cominciato con lo scrivere tutto ciò che pensavo, buttando quello che mi tormentava e l’idea di avere i miei pensieri e problemi fisicamente accanto a me, mi ha aiutato a chiuderli e risolverli con più facilità. Ho cominciato a leggere tutti quei libri che desideravo leggere da anni, ho cominciato a vedere quelle serie tv che avevo da sempre desiderato guardare per migliorare la mia pronuncia inglese e ce l’ho fatta. Raggiungere la serenità mentale e i miei obiettivi mi ha resa orgogliosa e non ha fatto altro che aumentare la mia autostima, l’amore nei miei confronti e la capacità di poter stare bene anche da sola, senza che necessariamente ci sia qualcuno accanto. Difatti questa chiusura in casa, questa quarantena, nonostante sia stata intrappolata in casa, senza fare due passi, mi ha aperto le ali della mente.

LEONE GAIA classe 3 A